La prima udienza di Leone XIV ai vescovi italiani. Il commento di  Tisi: “Il Papa comunica grande profondità e serenità”

Primo incontro di mons. Lauro Tisi con papa Leone XIV (foto Vatican Media)

Alla prima udienza di papa Leone XIV con i vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, tenutasi oggi nell’Aula della Benedizione in Vaticano, era presente anche l’Arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, che ha potuto per la prima volta stringere la mano al Santo Padre: “E’ stato un incontro incoraggiante – il commento di mons. Tisi poche ore dopo – papa Leone da vicino comunica grande profondità e  un senso di serenità. Ho trovato molto stimolante il suo discorso che merita di essere approfondito, anche per la ripresa del tema della sinodalità”.

Ai vescovi italiani il Papa ha voluto “indicare alcune attenzioni pastorali che il Signore pone davanti al nostro cammino e che richiedono riflessione, azione concreta e testimonianza”. Ha parlato del “rinnovato slancio nell’annuncio e nella trasmissione della fede, delle “sfide che interpellano il rispetto della dignità della persona umana” e la necessità di “coltivare la cultura del dialogo”.

In particolare mons. Tisi sottolinea, fra gli altri,  il passaggio sull’attenzione pastorale sul tema della pace: “Il Signore, infatti, ci invia al mondo a portare il suo stesso dono: “La pace sia con voi!”, e a diventarne artigiani nei luoghi della vita quotidiana – ha detto a proposito il Papa – . Penso alle parrocchie, ai quartieri, alle aree interne del Paese, alle periferie urbane ed esistenziali. Lì dove le relazioni umane e sociali si fanno difficili e il conflitto prende forma, magari in modo sottile, deve farsi visibile una Chiesa capace di riconciliazione. L’apostolo Paolo ci esorta così: «Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm 12,18); è un invito che affida a ciascuno una porzione concreta di responsabilità. Auspico, allora – ha insistito il Papa –  che ogni Diocesi possa promuovere percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali, progetti di accoglienza che trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro. Ogni comunità diventi una “casa della pace”, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono. La pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa”.

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