Con l’arrivo dell’estate si ripete anche quest’anno l’allarme dei sindacati per le cattedre scolastiche scoperte a settembre: oltre 400 secondo i dati diffusi dalla CGIL del Trentino, che verranno coperte con l’assunzione, a tempo, di docenti precari. Una situazione che, secondo l’associazione di insegnanti Docet, “quest’anno pare essersi aggravata a causa dei calcoli sbagliati della Provincia, che avrebbe sopravvalutato il tasso di denatalità e sottovalutato i pensionamenti del corpo docente, pur del tutto prevedibili. Niente di nuovo sotto il sole. Ciò che sorprende è la risposta dell’assessora all’Istruzione Francesca Gerosa che, dichiarandosi ben conscia del problema, valuta ora nuove procedure di reclutamento, tra cui il concorso ordinario“.
“La presa di posizione è singolare perché l’anno scorso, quando sarebbe stato possibile muoversi in questa direzione seguendo il modello nazionale, la nostra provincia è stata l’unica ad adottare criteri diversi per la procedura concorsuale, escludendo dalla partecipazione la quasi totalità dei precari trentini – spiega una nota di Docet -. In parallelo all’istituzione dei Percorsi Abilitanti, il Ministero ha infatti previsto una fase transitoria, proprio per non escludere dai concorsi la miriade di precari ancora sprovvisti del titolo di abilitazione: così la partecipazione ai concorsi nazionali PNRR è stata allargata a tutti i docenti in possesso del titolo di accesso e del criterio delle 3 annualità o dei 24 CFU conseguiti entro ottobre 2022, il che ha reso il concorso molto simile a una procedura ordinaria. Mentre dunque il resto d’Italia procedeva per questa via, prevedendo di fatto le ‘misure straordinarie’ oggi rivendicate dall’assessora, la Giunta provinciale decideva di percorrere una strada diversa, vincolando l’accesso al concorso al possesso dell’abilitazione (delibera del febbraio 2024) in un momento in cui i percorsi abilitanti, finalizzati a fornire tale titolo, non erano ancora partiti. Naturalmente nessuno si è premurato di verificare quanti abilitati effettivamente ci fossero qui. Risultato? Procedura andata pressoché deserta in diverse classi di concorso. Addirittura, data l’assenza di candidati, nel caso di A011 (Discipline letterarie e latino alle scuole superiori) il concorso non si è neppure svolto, e non perché ‘nessuno voglia fare il prof’, come titolavano i quotidiani nella primavera 2024, ma perché nessuno era in possesso dei requisiti richiesti, differenti da quelli previsti per i concorsi nazionali”.
Docet si dice quindi colpita dalla “miopia dell’esecutivo trentino. Sarebbe stato sufficiente effettuare una rapida verifica dei numeri degli abilitati prima di bandire la procedura concorsuale e, una volta appurato che non ne sussistevano le condizioni, seguire il modello nazionale, limitandosi anche a una sua imitazione pedissequa in caso d’incertezze. Gli stessi criteri di ammissione sono stati invece replicati nel recente concorso svoltosi in questi mesi e bandito nel novembre 2024, che ha visto un numero maggiore di candidati, complice la conclusione della prima edizione dei Percorsi Abilitanti (costi a carico dei partecipanti, tra i 2.000 e 2.500 euro!). Certo una partecipazione più ampia, ma ancora una volta del tutto insufficiente a coprire le necessità del sistema scolastico trentino. Riteniamo dunque opportuno ricordare all’Assessorato che le misure straordinarie di reclutamento ci sono e sono operative nel resto d’Italia da più di un anno. Ciò che forse manca è la capacità, organizzativa ma anche politica, di valutare una situazione e mettere in atto una ragionata e accurata pianificazione, nonché l’attitudine ad allargare lo sguardo, inserirsi in un contesto nazionale e prenderne spunto. Vogliamo chiamarla ‘sindrome dell’autonomia’?”, concludono gli inseganti: “Ennio Flaiano ci ha ricordato che in Italia, ed evidentemente anche in Trentino, ‘la situazione è grave, ma non seria’: auspichiamo stavolta un tempismo diverso e una risposta strutturale e non sempre emergenziale a problemi che affliggono la comunità tutta, dagli insegnanti, agli studenti e alle studentesse, alle famiglie”.