Monte Celva, la guerra lungo il perimetro fortificato di Trento

Trento, Monte Celva: postazioni per cannoni

Anche se si tratta di una vicenda vissuta più di cent’anni orsono, parlare di guerra in questo particolare momento appare quasi un accanirsi su un tema di stretta e drammatica attualità. Ciononostante, ignorare i segni che la Prima Guerra mondiale ha lasciato sul nostro territorio ne ridurrebbe la lettura ad una rassegna di accadimenti non inseriti nel contesto delle vicende umane che caratterizzano il paesaggio di oggi.

Il Monte Celva, altura che per pochissimo non raggiunge i mille metri di altitudine, nella immediata periferia orientale di Trento, costituisce ancora oggi un interessante (a quell’epoca strategico), punto di vista e di controllo dell’intera media e bassa Valle del Fersina, con vista su Pergine da un lato, la collina orientale di Trento e il vicino Monte Calisio, sull’altra sponda della forra del Fersina/Persn, nome usato in Valle dei Mocheni/Bersntol, dove il torrente scorre nella sua parte iniziale.

Compreso nella cerchia difensiva di Trento, il Celva è caratterizzato dalla ripidezza dei suoi versanti, che lo rendevano inespugnabile dal nemico. Con questa caratteristica diventò punto di avvistamento e di difesa. Ciò che rimane delle opere belliche che conserva, permette una coinvolgente passeggiata.

La cima del Celva, così come la propaggine orientale, chiamata Celva Bassa, sono caratterizzate da numerosi manufatti militari: trincee, batterie fortificate, fuciliere, caverne, che fungevano da difesa della città di Trento dai possibili attacchi provenienti dalla Valsugana.

La visita a questi siti è libera, sono indicati da segnaletica che ne racconta anche la storia. Portarsi appresso una torcia elettrica è consigliato. Le numerose gallerie che bucano da parte a parte la Celva Bassa non possono essere ignorate da chi, con un pizzico di spirito d’avventura, vuole scoprire di cosa era capace l’ingegneria militare di inizio ‘900.

L’ITINERARIO

lunghezza: 4 km

dislivello: +350 m

durata: 2,5 ore

Da Trento, oltrepassato il sobborgo di Povo fino ad Oltrecastello, si prende la strada che conduce al Passo del Cimirlo. Lasciato il mezzo di trasporto, si prendono le indicazioni del sentiero SAT419 (lo seguiremo per gran parte della passeggiata), che su strada asfaltata attraversa la zona residenziale portandosi a ridosso del Monte Celva. Qui si trova la Batteria Roncogno, sorta di fortino in conci di pietra, restaurato nel 2010. Si prosegue ora su sentiero, seguendo sempre il SAT419 ed in breve si incontra un cartello che indica l’ingresso alla batteria in caverna a più bassa quota.

Proseguendo si incontra una struttura a semicerchio, una fuciliera, a controllo del Passo Cimirlo. Poco oltre un piccolo sentiero verso destra porta ad un altro interessante manufatto. Si tratta della batteria denominata dei 100 scalini, tanti sono quelli che in galleria salgono nella montagna fino a raggiungere il pozzo che, con un montacarichi, conduceva direttamente alla Celva Bassa. Ritornati al SAT419, in breve si raggiunge la sella della Celva Bassa. Un’ampia trincea segue tutto il perimetro del dosso, con vista sulla piana di Pergine. Si passa accanto all’imboccatura del pozzo che scende ai 100 scalini. Seminascosta nella trincea si apre la galleria che conduce alle fortificazioni campali scavate nella roccia, che stanno al di sotto della Celva Bassa. Postazioni d’artiglieria si aprono su entrambi i versanti del monte.

Usciti all’aperto, proseguiamo in salita verso la cima del Celva. Si incontrano subito alloggiamenti per cannoniere, collegati da gallerie; poi ruderi di casematte; ed infine si tocca la spianata sommitale, con ampio panorama, che ospitava un osservatorio e due cupole girevoli con cannoni. Si scende dalla cima e subito si trova un ripetitore alle cui spalle si aprono le caverne che davano accesso alle cupole corazzate.

Per rientrare al Passo Cimirlo è possibile tornare sui propri passi, oppure, come indicato sulla mappa, continuare in discesa fino alla frazione di Celva, dove si potrà fare visita alla chiesetta dedicata a S. Antonio da Padova. Si segue la strada asfaltata che in salita conduce verso est ed alla prima curva verso sinistra si imbocca a destra il bel sentiero ombreggiato che posta al Cimirlo.

SPUNTI DI INTERESSE

Festung Trient. Tra la fine del 1800 ed il 1916, la città di Trento venne cinta, lungo l’ampio perimetro delle montagne che la circondano, da una linea fortificata. Trento era il capoluogo più a meridione dell’Impero austroungarico. Per far fronte alle rivendicazioni che il Regno d’Italia metteva in atto su questo territorio, alla difesa della città si assegnò importanza strategica. Un grande investimento in termini sia economici, che umani, venne assegnato alla costruzione della Festung Trient (Fortezza di Trento). Le vicende belliche portarono le grandi battaglie lontano da questa linea di difesa, dove non si sparò neppure un colpo di fucile.

Per approfondire: Volker Jeschkeit, Il fronte orientale della Fortezza di Trento, Curcu & Genovese, 2011.

Celva. S.Antonio da Padova. La chiesa sorge al centro del piccolo abitato di Celva. Fu eretta nel 1769. La facciata a due spioventi è centrata da una finestra a lunetta sovrastante il portale e le due finestrelle ogivali ai lati. L’architrave e le finestrelle sono scolpiti nella rossa pietra di Trento, a contrasto del bianco intonaco della facciata.  Un campaniletto a vela sovrasta la struttura. L’interno a navata unica ospita una pala d’altare lignea del 1700.

Cimirlo. S.Bernardo. La chiesa al Passo Cimirlo, progettata da Maurizio Celva, fu costruita tra il 1973 e il 1974 nella zona residenziale sviluppatasi negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso. L’edificio presenta una bassa e sobria facciata in legno. L’interno è caratterizzato da un’aula trapezoidale con soffitto ligneo basso e un presbiterio poligonale sopraelevato con soffitto più alto.

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