Saranno inaugurate domenica 13 luglio alle 18 negli spazi del Museo Radici di Lavarone Cappella le due mostre There’s No Calm After the Storm del fotografo Matteo De Mayda e Radici nel Vento dello scultore Marco Martalar, due esposizioni in contemporanea che raccontano del complesso rapporto tra uomo e natura da punti di vista diversi.
Il progetto di Matteo de Mayda ha un approccio scientifico e combina fotografia, materiali d’archivio e ricerca scientifica e mette in luce le conseguenze a lungo termine della tempesta Vaia. L’allestimento di Marco Martalar invece ripercorre la sua crescita artistica e la sua filosofia del trasformare materiali destinati al degrado in opere d’arte.
Nello specifico, There’s No Calm After The Storm di Matteo de Mayda, attraverso un approccio stratificato che combina fotografia, materiali d’archivio e ricerca scientifica, vuole andare oltre gli alberi caduti durante la tempesta Vaia per indagare le cause e le conseguenze a lungo termine della Tempesta. Evitando immagini sensazionalistiche, il lavoro si concentra sul rapporto tra comunità e natura, mettendo in luce la complessità ambientale, climatica e sociale di questo evento. Sviluppato in cinque anni di lavoro insieme al giornalista Cosimo Bizzarri e i dipartimenti TESAF e DAFNAE dell’Università di Padova, “There’s no calm after the storm” indaga le conseguenze a lungo termine di un evento meteorologico estremo e l’equilibrio fragile tra l’azione dell’uomo e la tenuta degli ecosistemi.
L’allestimento Radici nel Vento ripercorre la crescita artistica di Marco Martalar e la sua filosofia del ridare vita alla materia morta. Inizialmente qualche legno che scolpiva e poi modellava anche attraverso il fuoco. Poi assemblando, quindi aggiungendo invece che togliendo, rimettendo insieme i pezzi divelti dalla tempesta e riassemblati per dare nuova vita. Il percorso espositivo mostra come, da un rapporto intimo e quasi meditativo con il legno, Martalar sia passato a un linguaggio artistico più potente e simbolico, in cui la natura ferita si trasforma in creatura mitica. Radici, rami spezzati e cortecce diventano materia viva, portatrice di memoria e rinascita. Ogni opera esposta è un frammento di bosco che respira ancora, un gesto di resistenza e bellezza nato dal caos lasciato da Vaia. Così l’artista non solo scolpisce, ma ricompone l’anima delle sue montagne. Le opere di Martalar hanno avuto un impatto significativo sia dal punto di vista artistico che ambientale. Trasformando materiali destinati al degrado in opere d’arte, ha promosso una riflessione sulla relazione tra uomo e natura. Le sue sculture sono state esposte anche alla Biennale di Venezia.
Entrambe le mostre saranno visitabili fino al 31 agosto, con ingresso libero e gratuito dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 19.20.