Mattarella alla commemorazione della tragedia di Stava: “La montagna e le sue risorse non devono essere sfruttate senza ritegno”

È cominciata dal cimitero di Stava, di fianco alla chiesa di San Leonardo, la cerimonia in memoria della tragedia di Stava, a 40 anni da quel 19 luglio 1985, quando una colata di fango e detriti uccise 268 persone. Alla commemorazione al cimitero, riservata ai soli famigliari delle vittime, ha partecipato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha deposto una corona di fiori al monumento alle Vittime della Val di Stava, prima dell’esecuzione del “Silenzio”.

Accolto da un fiume di applausi, Mattarella è poi entrato nel Teatro di Tesero, per la cerimonia civile, aperta a tutti. Dopo l’inno di Mameli eseguito dal coro Genzianella, il Presidente ha poi ascoltato gli interventi del sindaco di Tesero, Massimiliano Deflorian, del presidente della Provincia Maurizio Fugatti, del presidente della Fondazione Stava 1985 Graziano Lucchi e del professor Stefano Zamagni.

“Quaranta anni fa, era da poco passato mezzogiorno, sulla Valle di Stava cadde di colpo morte, devastazione, disperazione. I soccorsi cercarono di portare aiuto e fraternità. Di concorrere alla ricerche dei famigliari, laddove conforto era una parola quasi improponibile. Oggi siamo qui per rinnovare la memoria delle vittime, e per riflettere insieme sul necessario impegno perché a prevalere siano sempre le ragioni della vita su quelle dello sfruttamento, sovente portato alle più estreme conseguenze”, ha esordito il presidente Mattarella. “L’Italia purtroppo non è esente da calamità naturali, ma qui non è stata la natura a distruggere, a uccidere. Qui è stata una calamità causata artificialmente dall’uomo. Dalle imprese coinvolte, dall’incuria, dalla mancata vigilanza delle autorità: a determinarla fu l’indifferenza al pericolo per le persone. Sulla base di una errata concezione del rapporto uomo ambiente, con quest’ultimo considerato risorsa da sfruttare e non da porre, doverosamente, in favore della comunità, come un valore al suo servizio. Profitti e lavoro si presumevano superiori a ogni criterio di compatibilità ambientale, a ogni altro diritto, alla stessa etica civile. La montagna e le sue risorse non devono essere sfruttate senza ritegno”.

“Un nuovo sviluppo sarà possibile solo facendo convergere equilibrio ecologico, equità sociale, armonia nei territori. Il progresso non si misura sulla base del profitto economico che se ne ricava, indifferente ai costi sociali, ambientali, umani. Non vi sono alibi: riconciliarsi con l’ambiente riguarda anche la coesione sociale, la democrazia“”, ha detto ancora Mattarella, esprimendo riconoscenza per il lavoro svolto in questi anni dalla Fondazione Stava 1985. “Una comunità è tale se possiede radici, se ha costruito una memoria propria. Quale aspirazione più grande può avere una comunità se non quella di farsi protagonista della propria storia? Anche traendo dal dolore le risorse morali per far prevalere i valori violati”.

“Quello della Valle di Stava resta un evento tra i più gravi tra quelli disastrosi che abbiamo subito. Vogliamo ricordarla anche come emblema di una rinascita, testimonianza della ostinazione, della resilienza della gente di montagna, a non rinunciare mai a scegliere il proprio destino. Stava, lezione dolorosa, ingiustificata e ingiustificabile, ci consegna un dovere, perché non si perdano più vite e non si ripetano le conseguenze, per assicurare un avvenire migliore alle nuove generazioni“, ha concluso il presidente Mattarella.

“Oggi è un giorno di memoria ma anche di grande emozione. Quel giorno in pochi minuti la nostra valle fu travolta, perdemmo 268 persone. Alcuni di noi che oggi sono qui si sono salvati per poco, per pochi minuti, secondi metri. è con quel senso di scampato pericolo che viviamo ogni giorno da 40 anni, ha detto il sindaco di Tesero Deflorian, prima di ringraziare chi, nell’immediato e nei giorni successivi, accorse per aiutare le comunità ferite. “La loro dedizione resta impressa nella nostra storia come esempio altissimo di solidarietà e servizio”.

“In questi 40 anni accanto al dolore abbiamo imparato a trasformare la memoria in impegno”, ha proseguito il sindaco: “Per la sicurezza del territorio, per la cultura della prevenzione, per la tutela dell’ambiente , per la giustizia. Stava è un nome che deve continuare a far riflettere, è il simbolo di ciò che accade quando vengono meno il controllo, l’etica e la responsabilità. Che ci ricorda quanto possa essere fragile l’equilibrio tra l’uomo e la natura, ma è anche il simbolo di come una comunità può reagire, restare unita, trasformare il dolore in coscienza”.

“Una tragedia che ha segnato profondamente la memoria del Trentino. Non è stata una fatalità ma la drammatica conseguenza di scelte umane dettate dall’avidità e dall’incuria, che hanno messo a repentaglio vite innocenti”, le parole del presidente Fugatti. Questa perdita incalcolabile ci ricorda la fragilità della vita e la resi  Eppure in questo immenso dolore ammiriamo la forza di chi ha saputo custodire il ricordo, e guardando al futuro, creare un ponte, una via, in modo da restituire senso a questo territorio martoriato e alla sorte dei suoi abitanti. Un impegno di resilienza che ci ispira. Riconoscere e ricordare questa tragedia ha spinto la nostra comunità a riflettere profondamente su un’idea di sviluppo fondata sul rispetto dell’ambiente, consapevole dell’esistenza di limiti invalicabili e di responsabilità ineludibili verso il mondo presente e futuro. Dobbiamo imparare dal passato per fare sì che queste esperienze non accadano mai più”.

 

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