La quinta giornata del Giubileo dei Giovani è iniziata all’insegna della dinamicità. Sveglia presto e colazione lampo, poi i 330 pellegrini trentini si sono incamminati direzione Chiesa di San Bartolomeo all’Isola, presso l’Isola Tiberina.
Lì hanno celebrato la Messa, presieduta dal vescovo Lauro, il quale li ha invitati ad abbracciare la stagione del movimento: “Vorrei che ognuno di voi si sentisse importante per Dio. C’è uno stare fermi che mette in movimento e un movimento che fa star fermi. Gesù da duemila anni muove persone senza essersi mai mosso dalla Palestina. Questo mi fa molto pensare – ha continuato monsignor Tisi – perché a dire il vero noi ci muoviamo tanto, ma quando guardo la realtà la vedo molto ferma. Siamo passati dalla clava al drone, ma se c’è una fatica, un problema, si interviene con la violenza. Siamo rimasti fermi lì, convinti che con la violenza tutto si risolva. Sembra che siamo regrediti nella conoscenza. Quindi cosa muove veramente? Quello che avviene dentro di noi quando andiamo in profondità e capiamo ciò che fa star bene e ciò che fa male”.

Il Vescovo ha poi ricordato la figura di Sant’Ignazio: “La genialità di Sant’Ignazio è che è arrivato a fidarsi del Vangelo e convertirsi perché si è accorto nel profondo che quando metteva in atto dinamiche evangeliche stava bene, mentre quando ne metteva in atto delle altre, una iniziale gioia leggera si tramutava in tristezza. Ecco, auspico che possiamo imparare a muoverci dentro e scendere in profondità per capire quello che veramente fa star bene e quello che inizialmente appare così, ma che in realtà ti lascia per terra. Puntiamo a fare il Regno di Dio, vivendo per qualcuno e con qualcuno, lasciatevi muovere dentro”.
I giovani poi sono stati introdotti alla Comunità di Sant’Egidio ascoltando la voce del vicerettore della Basilica e di Irene, una giovane di 23 anni che svolge numerose attività all’interno della comunità. Il vicerettore ha spiegato loro come la chiesa fosse stata voluta dall’imperatore Ottone III nel 998 come cappellina personale. Già luogo di culto e pellegrinaggio, lì si venerava il Dio della Guarigione. I fedeli erano soliti prendere l’acqua dal pozzo situato in mezzo alla chiesa, acqua che si riteneva avesse poteri curativi. Dopo la conversione, si decise di dedicare la chiesa all’apostolo amico di Gesù, San Bartolomeo, le cui spoglie mortali giacciono oggi all’interno dell’altare della Chiesa.

Quindi i pellegrini hanno avuto modo di visitare il Museo dei nuovi martiri della Chiesa, situata ai piani superiori e fortemente voluto dal Papa San Giovanni Paolo II. La visita è stata un momento molto duro: i ragazzi hanno letto numerose storie di antichi e nuovi martiri, visto le loro reliquie e l’intrecciarsi delle loro storie attraverso i secoli. Un pugno nello stomaco, qualche pianto e tanti occhi lucidi. L’esperienza di San Bartolomeo all’Isola ha insegnato ai giovani quanto credere abbia importanza, quanto la fede sia concretezza, cioè attenzione reciproca, come diceva Giacomo: “mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”.
Dopo un veloce pranzo negli spazi antistanti la Chiesa, i giovani trentini hanno avuto qualche ora di tempo libero per girare la città di Roma, con l’appuntamento previsto alle 16 in Piazza San Pietro per la Festa dei Giovani Italiani.

Arrivati in piazza, si è respirato sin da subito quel clima da Giornata Mondiale della Gioventù, con bandiere da ogni provenienza, canti, balli e volti che incrociando lo sguardo generavano ogni momento il Paradiso. La festa si è svolta con l’alternarsi di momenti musicali a momenti di ascolto della Parola, fino al rinnovo della Confessio Fidei condotto dal Cardinal Matteo Maria Zuppi: “Disarmiamo i nostri cuori – ha detto – per disarmare cuori e mani di un mondo violento, per guarirne le cicatrici, per impedire nuovi conflitti”.

Il momento più emozionante per i trentini è stato vedere il nostro Filippo Zanetti, diacono 27enne, portare il Vangelo in alto percorrendo Piazza San Pietro. Filippo sarà ordinato sacerdote il prossimo 13 settembre insieme a Federico Mattivi: vederlo percorrere la Piazza è stata un’emozione indescrivibile e di certo per lui rimarrà un ricordo per la vita.

Per concludere la giornata, i giovani hanno cenato liberamente, chi col kit cena e chi gustandosi un buon piatto di carbonara o cacio e pepe, a seconda dei gusti. Al ritorno in parrocchia, docce veloci e preghiera serale, per chiudere il sipario su una giornata spiritualmente intensa, emotivamente provante, ma che ha fatto sperimentare ai giovani trentini un pizzico di quella pienezza che li travolgerà a Tor Vergata all’incontro con Papa Leone.