Venerdì 15 agosto a malga Zonta il ricordo dell’eccidio nazifascista

La commemorazione dell’eccidio di Malga Zonta nel 2022 – Foto Facebook Comune di Rovereto

Venerdì 15 agosto, a Ferragosto, alle ore 10, a malga Zonta, a Folgaria, tra Trentino e Veneto, verrà ricordato l’eccidio nazifascista di 81 anni fa nel corso del quale furono uccisi 14 partigiani (altre fonti riferiscono 15) e 3 malgari. La cerimonia è promossa dai comitati dell’Anpi (l’associazione partigiani) di Trento, Folgaria, Vicenza e Schio con l’associazione Volontari della libertà di Schio, dalle Province di Trento e Vicenza, dai Comuni interessati tra Trentino e Veneto, dalla Fondazione Museo storico del Trentino e dal Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza.

Sarà lo storico Francesco Filippi a pronunciare il discorso ufficiale. Quel gruppo di partigiani massacrato dai nazifascisti è comandato dal Marinaio, al secolo il vicentino Bruno Viola, che non ha neanche vent’anni e che il nome di battaglia se lo porta addosso perché già radiotelegrafista della Regia Marina fin dal 1942, prima di salire in montagna. Sono le 2,30 della notte del 12 agosto 1944, manca poco più di un anno alla fine della Seconda guerra mondiale. Nuvole basse e nebbia quando i tedeschi cominciano il rastrellamento, che durerà tre giorni, sull’altopiano di Folgaria e a passo Coe, tra Trentino e Vicentino, prendendo a tenaglia anche la zona di malga Zonta, a 1430 metri di altitudine. Sono tanti, tra 14 e 15mila, i militari impiegati, a fronte di un numero ben minore di partigiani, per quella che sarà chiamata l’operazione Belvedere. I tedeschi non possono tollerare che l’area, considerata strategica – almeno una di quelle più importanti, se mai dovessero ripiegare dopo aver occupato il Trentino fin dall’armistizio dell’8 settembre 1943 – sia sotto il controllo partigiano. Non c’è storia, per quanto la battaglia duri qualche ora. I soldati del Reich irrompono nella malga infiltrandosi da lontano, tra una sentinella e l’altra. Il Marinaio, sorpreso, si barrica insieme ai suoi compagni. Finite le munizioni, almeno così la storia viene tramandata, ne fa fuori un paio nel corpo a corpo, si impossessa di qualche loro arma e spara all’impazzata ma è costretto ad arrendersi. I partigiani, insieme a 3 malgari, sono schierati davanti al muro della porcilaia e fucilati sul posto.

“Le Termopili del Veneto” il nome dato allo scontro. Paragonandolo alla battaglia del 480 a.C. in cui pochi Greci rallentarono l’avanzata persiana. Ancora sangue in quelle zone che già nella Prima guerra mondiale erano state interessate dal conflitto. Sono passati ottantuno anni e il ricordo è ancora vivo.

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