La ripartenza, il viaggio dentro casa

Il conto alla rovescia per la scuola, le ferie ormai col contagocce, l’agenda sempre meno libera e le giornate, invece, più corte. Per respingere le malinconie di fine estate, recuperiamo la sapienza dei nonni: “L’è ben bel anche a so casa”, dicevano al rientro dalla vacanza, con un motto popolare che ci aiutava a valorizzare la bellezza della vita ordinaria, anche dopo aver gustato luoghi e ritmi diversi, boccate di aria pura e pomeriggi più disponibili.

Possiamo e vogliamo riscoprirlo sempre attuale questo materno richiamo che ci riportava anche a non pretendere una vita sempre “in vacanza”, in uscita, altrove. “L’è ben bel anche a so casa”, appunto.

“Se chiudendo la porta di casa alle nostre spalle provassimo a domandarci se non sia proprio casa nostra, la vera meta del viaggio? Se non sia, in fondo, il ritorno e il ri-abitare – ciò che dà senso pieno al nostro partire?”. Se lo chiede così anche un insegnante di religione, Marco Di Benedetto, liturgista e padre di famiglia, nel libro dal titolo “Casa, dolce casa” (Edizioni Messaggero Padova), che si presenta come “guida per un pellegrinaggio domestico” e ben accompagna in questo fatidico primo ponte di fine agosto.

Il prof. Di Benedetto ci convince che “il viaggio più avventuroso dell’estate non è verso una meta lontana, ma verso il nostro quotidiano. Non è un viaggio che allontana, ma che riconduce: a noi stessi, alla nostra storia, al nostro cuore, alla Presenza che ci ama da sempre. Come il figlio della parabola, che ritrovò il volto del Padre proprio tornando a casa”.

Immagino che qualcuno troverà in questa citazione una forzatura, tanto più stonata dopo settimane di accordi di pace promessi come vicini e oggi ancora lontani, di innocenti che muoiono e di tiranni che non si fermano, oppure – anche vicino a noi – di assenze angoscianti o di ulteriori preoccupazioni emergenti.

Invece, il docente-liturgista che invita a guardare anche agli ambienti di casa come tappe di un cammino interiore replica in questo modo nel suo libro: “Una soglia attraversata, una tavola apparecchiata, un ripostiglio pieno di cose, un letto rifatto… tutto può rivelarsi occasione per scoprire noi stessi e incontrare l’altro e… l’Altro”. E aggiunge Marco Di Benedetto, quasi a prevenire ulteriori obiezioni: “Certo, questo diventa possibile se accettiamo di uscire dalla logica puramente funzionale, che ci porta a vedere sempre e solo cose da fare, spazi da riempire e tempi da misurare e rischiamo, piuttosto, l’azzardo della via simbolica per vedere ‘oltre’ ciò che si vede, si tocca e si sente. Tra l’altro, questo sguardo simbolico sulla vita è il requisito simbolico necessario per accogliere il senso teologico dei sacramenti e della liturgia cristiana, casa ospitale di riti e di simboli che mediano per noi l’esperienza viva della salvezza, qui ed ora. Seguendo questa prospettiva, ‘casa mia’ non è solo uno spazio da organizzare, arredare e sfruttare in vista di obiettivi materiali, per quanto legittimi, e talora persino nobili, ma è anche soprattutto lo specchio dell’anima, una mappa spirituale che mi orienta verso il cuore della vita”.

Sono osservazioni acute e taglienti, ci obbligano a fare i conti con la nostra idea della semplicità e dell’accuratezza, dell’essenzialità e del buon gusto, attenzioni nei quali ancora una volta i nostri nonni ci hanno dato qualche buona lezione: non si tiene la casa in ordine per un esibizionistico o narcisistico pallino, ma per trovarsi pronti a offrire un’accoglienza dignitosa. E non si tengono le bibite in frigo o le scorte in magazzino per accumulare, ma per “aggiungere un posto a tavola” all’arrivo di un ospite inatteso.

In vista dei pellegrinaggi giubilari a Pinè (vedi pag. 13) possiamo anche scoprire quella “porta santa” che resta accessibile in casa nostra: la possiamo varcare ad ogni ora per aprirci al mondo e alla comunità o per rientrare nell’intimità che ci conforta e ci alimenta.

“Ogni gesto domestico può diventare un passo verso la comunione, se impariamo a riconoscere la sua Presenza”, conclude papà Marco Di Benedetto alla cui riflessione possiamo rubare anche l’augurio per questa ripartenza settembrina: “Buon viaggio verso casa, dunque. Perché tra stoviglie e abbracci, silenzi e parole condivise possiamo incontrare quella Presenza che trasforma la nostra casa nella sua dimora, e la nostra vita in un segno di misericordia e di speranza per un mondo che ha sempre più bisogno di riscoprirsi Casa. Per tutti. Nella pace”.

vitaTrentina

Got Something To Say?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

vitaTrentina