Frassati e Acutis, un tandem che “tira”

Se molti adulti trentini sono stati battezzati col nome di Pier Giorgio è per l’affetto dei loro genitori verso la figura del giovane Frassati. E se molti ragazzi oggi vanno ad Assisi con un motivo in più è per scoprire la personalità del quindicenne Acutis, altro santo loro coetaneo. Basta questa constatazione per segnalare l’interesse suscitato dalla vita e dal riconoscimento di questi due ragazzi; va rimarcata però anche la scelta di fissare insieme la loro canonizzazione, domenica mattina in Piazza San Pietro.

Molto diversi l’uno dall’altro – per tanti aspetti distanti per contesto epocale, familiare ed ecclesiale – sono stati coraggiosamente accostati a formare un tandem che “tira”, apre una scia alle spalle. Hanno una pedalata molto personale, Pier Giorgio e Carlo, ma la loro accoppiata può essere utile per produrre -proprio come nei tandem – un unico scatto. Vincente, perché in grado di attirare quanti cercano di capire cosa sia la santità (e la beatitudine evangelica) per provare a raggiungerla. Non sono ambedue santi per come sono morti, ma per come hanno vissuto: la malattia feroce che li ha colpiti come un fulmine in primavera e che ha bruciato tanti progetti già ben delineati, ha soltanto messo ancora più in evidenza quanto l’incontro con il Vangelo e con Gesù avesse trasformato la vita dell’universitario Piergiorgio, prossimo alla Laurea in Ingegneria e del liceale Carlo: si era già rivelata in pochi anni impegnativa e felice, donata e insieme appagante.

Lo si coglie nel leggere e approfondire le loro brevi ma ricchissime biografie, magari sfrondandole da aspetti marginali che sono stati talvolta enfatizzati: più fioretti da battaglieri eroi di stampo medioevale che sensibilità spiccate in giovani nostri contemporanei alle prese con la Torino ricca e insieme escludente del primo Novecento (Frassati) e con la società tecnologica che ha globalizzato l’indifferenza (Acutis). Per tutti e due è il Vangelo a cambiare alla vita: i gesti e le parole di Gesù li convincono e li appassionano, li portano ad una lettura costante della Parola e alla carità concreta, senza peraltro far dimenticare i loro hobby, come lo sci e la montagna per Frassati (di cui scrive anche Franco de Battaglia nei suoi “Sentieri”) o come il pallone e la creazione di siti web per Acutis (tanto da meritargli il titolo un po’ scomodo di “influencer di Dio”).

Sembra di vederlo Piergiorgio, mentre va a cercare i più poveri più poveri dei quartieri malfamati di Torino, si prende cura fino all’ultimo dei malati tramite la San Vincenzo, punta a diventare ingegnere per stare in mezzo ai minatori. Ed ecco Carlo che aiuta nella catechesi in parrocchia ma intanto va a fare volontariato alla mensa dei poveri dei Cappuccini e delle suore di madre Teresa, sporcandosi le mani. Le loro giornate erano intense, l’agendina e il diario pieni di pagine fitte fitte: riescono a farci stare in dodici ore tantissimi incontri, ma il loro non è un attivismo frenetico. Sono giovani attivi, ma anche contempl-attivi: la costanza nell’accostarsi all’Eucaristia, nell’adorazione silenziosa e nel vivere la Messa in parrocchia evidenziano dietro la loro sorridente normalità una spiritualità curata, alimentata ogni giorno. Qui sta anche l’attualità della loro santità: pur essendo ricchi di attenzioni, di stimoli e di progetti e riescono a vivere le loro giornate in quell’unità spirituale che caratterizza una vita santa: non perfetta, non senza sbavature o qualche dubbio, ma generosamente riferita al Padre buono, alla fonte della vita. Questa maturità umana e spirituale, riconosciuta da quanti li hanno incontrati (i gesuiti definirono Frassati il “San Francesco di Torino”, mentre l’insegnante di religione parlò di Acutis come del “santo del banco accanto”), è stata particolarmente efficace perché vissuta in una normalità sorridente. Ora che sono santi non dobbiamo trattarli come dei “santini” (intoccabili e inavvicinabili), ma prenderci il tempo per comprendere meglio cosa il Signore ci ha voluto dire attraverso la loro vita: la scelta preferenziale per i poveri in Frassati era diventata ad esempio una forma di carità che non poteva non esprimersi nella politica e nel dovere della partecipazione perché non prevalessero nella società ideologie antidemocratiche o totalitarie. E così la passione comunicativa di Acutis era sempre un mezzo, mai un fine. Se in piazza San Pietro sarà svelato il loro volto, sappiamo di dover scoprire ancora meglio il loro cuore.

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