Israele ed Hamas hanno firmato l’accordo di cessate il fuoco giovedì 9 ottobre. La notizia del possibile “sì” all’accordo, però, è emersa alle 18.50 di mercoledì 8 ottobre a Washington DC (in Italia era l’una del mattino). Il presidente Donald Trump, con un post su “Truth Social”, ha scritto: “Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi sottoscritto la prima fase del nostro Piano di Pace. Tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una Pace Forte, Duratura e Perenne. Beati i costruttori di pace!”.
La notizia arriva dopo mesi di stallo diplomatico: “Questo è un GRANDE giorno per il mondo arabo e musulmano”, scrive ancora Trump, elogiando il ruolo di Qatar, Egitto e Turchia su un piano definito “storico”. L’accordo, approvato mercoledì, prevede il rilascio di circa 20 ostaggi israeliani ancora in vita e la restituzione, in più fasi, dei resti degli altri 28. In cambio, Israele libererà 250 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo e 1.700 detenuti di Gaza.
IL CARDINAL PIZZABALLA: “INDUBBIAMENTE UNA BELLA NOTIZIA”
“Indubbiamente è una bella notizia”, commenta il patriarca latino di Gerusalemme, il cardinal Pierbattista Pizzaballa. “La strada verso la pace è lunga, ma bisogna cominciare in qualche modo. Questi gesti, soprattutto la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri e il parziale, almeno iniziale, ritiro dell’esercito israeliano, danno quella fiducia necessaria per continuare. Questa prima fase ne aprirà delle altre e creerà un clima nuovo che aiuterà anche nella distribuzione degli aiuti. Tornare alla normalità, alla vita ordinaria non si potrà ancora perché la situazione è disastrosa, ma è necessario cominciare a ripensarla”.
CARITAS JERUSALEM: “TUTTI I NOSTRI COLLEGHI SONO FELICISSIMI DELLA NOTIZIA”
Anche la Caritas Jerusalem ha diffuso un comunicato in merito all’accordo tra Israele ed Hamas: “Stamattina ci siamo svegliati con la notizia dell’accordo che pone fine alla guerra e libera prigionieri, detenuti e persone rapite da entrambe le parti. Tutti i nostri colleghi a Gaza sono felicissimi della notizia e sono molto desiderosi di aiutare tutti coloro che sono colpiti dalla guerra: i pazienti, le vittime e gli afflitti a Gaza. Nella prossima fase, non vediamo l’ora di ricostruire le anime delle persone in Terra Santa, e in particolare a Gaza”.
Il comunicato, firmato dal Segretario generale, Anton Asfar, ricorda anche che “dal 22 settembre 2025 è iniziata l’evacuazione di Gaza, che ci ha spinto a sospendere le nostre operazioni in cinque punti medici su dieci, incluso il nostro centro medico principale. Fino a ieri, 102 dipendenti Caritas hanno continuato il loro fondamentale lavoro a sud di Wadi Gaza, operando nei cinque punti medici rimanenti”. Inoltre, conclude Asfar, “tre nuovi punti medici sono stati inaugurati ieri a sud di Wadi Gaza per ampliare ulteriormente l’assistenza umanitaria”.
CUSTODE DI TERRA SANTA: “RIACCESA LA SPERANZA NELLA POPOLAZIONE LOCALE”
“L’accordo tra Hamas e Israele riaccende la speranza nella popolazione locale. Questa mattina ho incontrato tante persone qui a Gerusalemme e tutti desiderano ripartire da questa notizia. Sappiamo bene che il cammino verso la pace è ancora lungo ma, come tutti i cammini, è fatto di passi. Questo di oggi è sicuramente un passo in avanti, un segno positivo che lascia spazio ad altri futuri”. Così il custode di Terra Santa, padre Francesco Ielpo, commenta al Sir l’accordo raggiunto in Egitto tra Hamas e Israele.
A Gaza, nonostante siano ancora in corso bombardamenti, la notizia è stata accolta con festeggiamenti in strada, balli e canti, come mostrano molti video che circolano in rete. “Siamo felici per la liberazione degli ostaggi e per i loro familiari, per il rilascio dei prigionieri e per la popolazione di Gaza che avrà, speriamo presto, la possibilità di ricevere nuovi e importanti aiuti umanitari”, dice ancora padre Ielpo, per il quale “questo passo riaccende non solo la speranza per la comunità locale ma invita anche quella cristiana internazionale a riprogrammare i pellegrinaggi in Terra Santa. Abbiamo bisogno della presenza dei pellegrini perché sono uno strumento di pace, di incontro e di dialogo”.