Appare decisamente critico il commento del presidente del Comitato della Federazione Ciclistica Italiana di Trento Renato Beber in merito al progetto, presentato dal presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti e dal sindaco di Trento Franco Ianeselli, che prevede la realizzazione, tra le altre opere, di un anello ciclabile sopraelevato nell’area San Vincenzo, a Trento Sud.
“Un progetto che, per ora, non risponde alle proposte e alle esigenze del movimento ciclistico trentino e, in particolare, a quella della nostra base giovanile”, lo ha definito Beber: “Una pista ciclabile intorno a una distesa di campi sportivi e un “pump track” (confidiamo almeno che quello sia costruito per ospitare eventi importanti) più un anello che sarà collegato con un tracciato circolare più grande, di circa 2,5 chilometri complessivi, che racchiuderà tutti i 24 ettari dell’area di San Vincenzo. Questo lotto fa parte di altri ragionamenti? Di altri finanziamenti? Ci sono margini per tenere aperto il dialogo e capire cosa si intende? Su come strutturare il “ciclodromo/bike park”? Perché diversamente ci chiediamo: a cosa sono serviti incontri, mozioni, manifestazioni, impegni, promesse se il risultato è che il ciclismo rimane marginale rispetto ad un investimento di così grande portata? Per chiarezza ribadiamo che noi siamo per una struttura polifunzionale per la pratica delle varie espressioni e discipline del ciclismo. Un luogo deve i ragazzi e le ragazze dai 6 ai 13/14 anni possano allenarsi in sicurezza. Un luogo da poter concepire come centro Federale di formazione e crescita degli atleti, nel quale poter svolgere anche attività agonistica evitando di occupare strade, piazze o zone industriali. Una struttura polivalente che possa accogliere anche praticanti di altri sport con strutture adeguate a servizio”.
Secondo il presidente della Federciclismo, “per ora manca un “pezzo” importante, che ci era stato detto essere una priorità rispetto al resto. Queste sono opere che non hanno nulla a che vedere con l’appuntamento dei Super Mondiali di ciclismo del 2031. Se si vuole dare una risposta seria, concreta e lungimirante alle esigenze di chi pratica il ciclismo garantendo loro maggiori livelli di sicurezza, in particolare per i più giovani, queste proposte sono inadeguate e lontane nel tempo. C’è il rischio di arrivare al 2031 con un movimento ciclistico trentino in asfissia, in affanno. Ci sono territori come la Valsugana che chiedono da tempo un circuito protetto, la val di Non la sistemazione della pista utile per avviare al ciclismo i ragazzini, così come la necessità di sistemare il manto della pista di Mori. Confidiamo ci possa essere, in vista dell’appuntamento mondiale, un ragionamento complessivo sulle strutture utili per dare prospettiva al movimento ciclistico provinciale e avere la possibilità di indicare ipotesi diverse”.