Sabato 22 novembre il Coro della Sosat ai “Dieci anni di Opificio Golinelli” con un tributo al Maestro Ezio Bosso

Sabato 22 novembre, a Bologna, il Coro della Sosat parteciperà all’evento: “Dieci anni di Opificio Golinelli”, presso la Fondazione omonima, con un tributo al Maestro Ezio Bosso, che inaugurò, presso l’Opificio, il Centro Arti e Scienze.  

L’esibizione del Coro della Sosat sarà introdotta, alle 16.45, dal primo violoncello dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Eva Zahn che con Bosso aveva collaborato. Per il Coro della Sosat si tratta di un ritorno alla fondazione Golinelli: la prima volta fu nell’ottobre del 2019, in occasione del novantanovesimo compleanno di Marino Golinelli, che ci ha lasciati nel febbraio 2022 alla soglia di 102 anni.  

I coristi sosatini diretti dal Maestro Roberto Garniga eseguiranno alcuni brani del loro repertorio che Ezio Bosso amava particolarmente e che negli incontri avvenuti nella sua casa di Bologna, dirigeva con passione. Il Coro canterà: “La rosa delle Alpi”, “Va l’Alpin”, “Son dai monti”, “Su presto andiam”, “C’era una volta il West”, “Ultima Alba” e “Terra di libertà”.  

Il ricordo di Ezio Bosso, scomparso il 14 maggio del 2020, è per il Coro della Sosat un momento fortemente evocativo, per il legame che si era stabilito nel segno di un dialogo artistico fecondo e di un’umana condivisione.  

Il presidente Andrea Zanotti, amico fraterno, di Bosso sottolinea con alcune riflessioni il significato di questa partecipazione: “Il Coro ricorderà in questo modo due grandi personaggi della cultura italiana: Marino Golinelli, esempio di una filantropia cha ha saputo farsi carico delle speranze delle generazioni più giovani ed Ezio Bosso, che ha segnato, con il suo talento e la sua sensibilità straordinari, la storia della musica italiana. Ezio individuava, nel Coro della Sosat, l’anello di congiunzione tra musica colta e musica popolare: per questo lo aveva coinvolto nella sua trasmissione “Che storia è la musica” dedicata all’illustrazione della settima sinfonia di Beethoven. Un amico di cui avvertiamo ogni giorno la mancanza: una perdita che costituisce una ferita che il tempo non rimargina. Siamo contenti di poterlo ricordare e di poter stare, in questo modo, ancora un poco con lui”. 

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