Il medico trentino Riccardo Corradini, che a ottobre è salito a bordo di una nave della Freedom Flotilla, è stato ricevuto dal sindaco di Trento Franco Ianeselli a Palazzo Geremia.
Durante il colloquio sono stati tanti i temi trattatati, dall’eccezionale mobilitazione dei “Sanitari per Gaza” che ha coinvolto più camici bianchi trentini di qualsiasi altra protesta, all’apartheid a tutt’oggi in vigore in Cisgiordania, dalla disumanizzazione a cui sono sottoposti i palestinesi fino alla fragile tregua, che per Corradini è tutt’altro che risolutiva.
“La tregua era indispensabile – ha affermato Corradini – Ma per certi versi è solo fumo negli occhi. È quindi indispensabile continuare ad attivarsi perché l’obiettivo di far finire il genocidio a Gaza è chiaramente solo l’inizio di un percorso molto più lungo che deve portare i palestinesi a essere liberi come lo sono io, a poter uscire e andare in ospedale e prendere un aereo. Finché le persone palestinesi non saranno libere come lo siamo noi, la questione chiaramente non è risolta”.
Dopo la manifestazione che ha visto sfilare 10mila persone a Trento, cosa può fare il semplice cittadino per tenere alta l’attenzione sul dramma palestinese? Alla domanda, il dottor Corradini non ha una risposta univoca: “Innanzitutto ricordarsi che esiste anche la Cisgiordania, uno Stato dove vige l’apartheid e dove proseguono le violenze. E poi come cittadini possiamo esercitare scelte di consumo consapevole anche scaricando l’applicazione No thanks. Come cittadini possiamo poi sostenere le realtà che in Palestina tuttora esistono e resistono. E infine, possiamo chiedere alla politica di fare la propria parte”.