“Uomo in cui non c’era falsità”

Si sono svolti martedì 26 agosto nella parrocchiale di Coredo, suo paese natale dove era nato 81 anni fa, i funerali di don Ezio Marinconz deceduto domenica 24 agosto dopo alcuni mesi di malattia. Recentemente il vescovo Bressan aveva voluto fargli visita nel suo alloggio di Sarnonico, portando il conforto e la solidarietà di tutta la diocesi. Dal 2008 infatti don Ezio si era ritirato in Alta Valle di Non per svolgere il servizio di collaboratore pastorale nel decanato di Fondo, coordinato, tra l'altro dal nipote, don Mauro Leonardelli. E in zona, dove non c'era bisogno certo di presentazioni, tanta era la sua notorietà, il sacerdote ha avuto modo di farsi apprezzare per la dedizione nei confronti di tutti, con quel suo stile assai disincantato, genuino e franco nei tratti e nella parole che ha caratterizzato il suo lungo percorso di vita pastorale, pur in situazioni socio-economiche ben diverse da zona a zona. Anche in questa fase don Ezio ha dimostrato una linea di continuità con il passato fatto di giovialità di inventiva, con qualche annotazione goliardica, di iniziative a tutto campo a favore dei giovani, dei poveri, dei sinistrati in soccorso dei quali è intervenuto dopo il terremoto in Friuli, in Irpinia e in Croazia, durante la guerra dell'ex Yugoslavia, di sostegno anche economico di giovani e confratelli stranieri bisognosi, come hanno confermato le numerose attestazioni di gratitudine civili e dei gruppi parrocchiali di Sarnonico-Seio, Tassullo, Storo, Andalo intervenuti durante il rito funebre.

Racconti ed aneddoti si sprecavano sul sagrato della parrocchiale di Santa Croce, qualcuno divertente come quando nella prima metà degli anni Sessanta, camuffato da motociclista e sotto false generalità, don Ezio Marinconz ha vinto il campionato regionale con la sua Morini, o come quando alla fine del 1963 ha fatto atterrare il primo elicottero a Storo per la premiazione del “Bollino della bontà”, un concorso per i bambini e i ragazzi della borgata. Ed ancora quando a Roncegno, durante l'alluvione del 1966 ha aiutato una donna a partorire.

Massiccia è risultata la presenza di storesi con il presidente del consiglio parrocchiale e il sindaco Giovanelli che ha ricordato le realizzazioni del duo nonesi, don Vigilio Flabbi e don Ezio (parroco e cappellano nella stessa stagione), come la colonia estiva che nei decenni ha garantito l'accoglienza di centinaia di ragazzi di tutto il Basso Chiese per innamorarli della montagna. La predilezione del defunto per i campeggi è stata ricordata anche dall'ex sindaco di Tassullo Pinamonti. Ordinato sacerdote a Trento nel 1960, don Ezio ha operato in numerose parrocchie, a Storo, Tuenno e Roncegno, come vice parroco; a Sagron Mis, Lanza Mocenigo, Tassullo e Andalo con responsabilità piena di parroco.

Amici ed estimatori di tutte le età hanno vegliato la salma, partecipando in massa alla recita del rosario e al rito funebre, presieduto dal vicario generale mons. Lauro Tisi, assistito dal parroco del luogo don Torresani e dal nipote don Mauro; presenti per i canti liturgici le corali parrocchiali di Coredo e Tassullo ed un picchetto d'onore dei vigili del fuoco volontari. Alle esequie grandissima la partecipazione anche di sacerdoti, un centinaio. Mons. Lauro ha espresso il cordoglio del vescovo e della diocesi alle tre sorelle e ai parenti, nonché all'assistente familiare, Teresina Dallago, che per 47 anni ha accudito don Ezio, il quale, nonostante i richiami e i reali pericoli di furti, voleva tenere la porta della canonica sempre aperta per tutti. Tisi ha evidenziato del confratello la “capacità di farsi accessibile per tutti, quale icona di Cristo e uomo in cui non c'era falsità”, citando una frase tratta dall'Apocalisse, annotata dal defunto nel suo diario: “Sto alla porta e busso”. Pur debilitato dalla malattia don Marinconz non ha mai cessato di dare il proprio contributo in aiuti e consigli alle parrocchie e alla gente, partecipando, finché le forze glielo hanno consentito, agli incontri diocesani e del decanato. È stato sepolto nello spazio riservato al clero, davanti all'antica Pieve di Santa Maria, dove era stato battezzato il mese di giugno del 1933.

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