La scelta di servizio del prof. Paolo Andreolli

Un fedele marito, un prof appassionato, un innamorato della Parola; da pochi giorni un nuovo operaio nella vigna del Signore. È Paolo Andreolli, trentino d'adozione, che sabato 21 gennaio è stato ordinato diacono permanente nella chiesa parrocchiale di Isera dall'arcivescovo Lauro Tisi, ha ordinato al diaconato permanente Paolo Andreolli.

Erano ormai diversi mesi che Paolo, residente a Lenzima, frazione del comune di Isera, alternava alla correzione delle verifiche le preghiere del salterio. Così, accompagnato dalla presenza discreta e attenta della moglie Rita, si preparava a questo importante dono ministeriale.

Lo ha ricevuto in un giorno particolare per la comunità di Isera, la quale festeggiava anche il ricordo del proprio patrono: san Vincenzo martire, anch'egli diacono.

È stata una Messa gioosa e solenne, nella quale i canti divenivano un coinvolgente invito alla preghiera; una celebrazione dove il prfumo d'incenso ricordava la viva presenza dello Spirito; una liturgia – ben orchestrata da mons. Giulio Viviani, assistente dei diaconi permanenti della diocesi – dove la nutrita presenza di fedeli metteva in risalto il significato della comunione fraterna.

Visibilmente emozionato, Paolo sorrideva quando Tisi lo ha definito “un segno della presenza di Dio in mezzo a noi”. Un segno che, sottolineava il pastore della Chiesa trentina, “dovrà vestirsi con il grembiule del servizio, che è l'abito più bello a cui un cristiano possa ambire”.

Proprio perchè votato al servizio, il diaconato permanente, è scelta radicale, secondo il nostro Arcivescovo, che si oppone agli schemi moderni, nei quali la scienza e le tecniche sono state messe al posto dell'infinito amore del Padre.

Ora per Paolo ha inizio un nuovo cammino sulle strade da sempre battute. Un cammino che lo vedrà partecipare, in collaborazione con il parroco, don Diego, alle esigenze di una complessa unità pastorale come quella di Isera, Marano, Patone e Lenzima.

Continuerà, però, a svolgere la propria professione e la propria quotidianità. Lo farà con una gioia viva, con una fede rinnovata, con il desiderio di servire, alimentato anche all’interno della comunità diaconale della diocesi.

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