Tre vecchi amici nel giardino della vita. “Que serà”, un lavoro teatrale intenso, colorato da diversi accenti emotivi

Sul palco Edy Angelillo, Paolo Triestino (anche regista) e Roberto d’Alessandro. Giovedì 24 marzo a Mezzolombardo e venerdì 25 marzo a Brentonico

Doppia data in provincia, giovedì 24 marzo a Mezzolombardo (Cinema Teatro S. Pietro, ore 21) e venerdì 25 a Brentonico (Teatro Monte Baldo, ore 21), per lo spettacolo “Que serà”, interpretato da Paolo Triestino – che è anche il regista -, Edy Angelillo e Roberto D’Alessandro.

In scena tre amici, da sempre e per sempre. Il contesto una cena d’estate tra profumi e note brasiliane, perché l’allegria non manchi. Il tutto in un giardino che accoglie le parole, le risate e i pensieri di Filippo, Giovanni e Ninni.

Tutto improvvisamente cambia, perché qualcosa di imprevisto accade. E ci si inizia a chiedere cosa siamo disposti a fare in nome dell’amicizia.

Lavoro teatrale intenso, colorato da diversi accenti emotivi in cui convivono la risata, la malinconia e l’amicizia nella sua forma più poetica, complice la profonda drammaturgia di Roberta Skerl, che sa dare vita e forma ai diversi aspetti dell’animo umano. La scrittura viene impreziosita da una interpretazione complessiva di alto livello e dalla regia dello stesso Paolo Triestino che, attraverso una precisa definizione dei tratti caratteriali dei personaggi, arricchisce la pièce di elementi introspettivi che restituiscono credibilità al lavoro.

Roberto d’Alessandro ed Edy Angelillo danno vita a due personaggi contrapposti.

Il primo sembra un eterno incompiuto: incapace di cogliere gli aspetti nutrienti della vita. Si muove alla cieca: si compra la barca, ma la tiene in garage in città, eterno indeciso sulle cose da fare.

Ninni invece è una donna afflitta da problemi reali: vede la madre sfiorire giorno dopo giorno e nel giardino dell’amico porta, oltre alla stanchezza, la sua determinazione nel rimanerle accanto. Accetta con realismo e rassegnazione quanto detto da Filippo, perché abituata a vivere quotidianamente nella sofferenza e con il senso di precarietà.

Triestino traccia i contorni caratteriali del suo personaggio con colori sobri: Filippo sembra essere una presenza discreta, mai sopra le righe, ma nemmeno fino in fondo partecipe, proprio come chi ha altro a cui pensare e guarda la vita da una posizione decentrata. Cede però anche lui emotivamente di fronte alla morsa del poco tempo residuo e alle molteplici cose che ancora vuole fare, come se in quel momento realizzasse per la prima volta l’atroce e irrisolvibile contraddizione.

La scenografia, curata da Francesco Montanaro, restituisce con semplicità ed efficacia il clima estivo di quel giardino di cui a tratti sembra di sentire l’odore dei suoi fiori.

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