Innesto, pratica curiosa e antica

“Abito per lavoro a Rovereto, ma nei fine settimana mi reco in Vallarsa a coltivare un terreno dei miei genitori. Ci sono tante piante da frutto (ciliegie, susine, peri, meli, cotogno, nespolo). Sono però vecchie varietà e vorrei innestarle. Posso farlo? Sono digiuno di questa pratica”.

Luigi (Anghebeni di Vallarsa)

L’innesto è curioso e antico quanto l’uomo e consiste nel saldare tra loro due parti vegetali di piante diverse. Ma per capire meglio vediamo alcune note di fisiologia vegetale. La pianta che fornisce le radici viene chiamata soggetto o portainnesto; la parte dell’altra pianta che viene accostata o inserita sul portainnesto viene detta nesto o marza, ma anche calma o gentile. Gli innesti si eseguono per tanti motivi. Per le piante che non possono essere propagate per seme; moltiplicare le piante che non possono essere rigenerate per talea; cambiare la varietà, il colore di arbusti da fiore, risolvere problemi di impollinazione, di resistenza alle malattie, ringiovanire le piante, ottenere caratteristiche agronomiche migliori. Per un sicuro attecchimento tra soggetto e marza è necessario che appartengano alla stessa famiglia. L’affinità botanica è massima tra le varietà della stessa specie e diminuisce quando si cerca di unire specie diverse. Non è possibile innestare, ad esempio, un melo su un ippocastano o un pesco su un pero. Il pero non si innesta sul melo, mentre si innesta su cotogno o biancospino; il cotogno si può però innestare sul pero. Inoltre gli innesti sono diversi a seconda del periodo in cui si effettuano.

La maggior parte si fa a primavera, ma molti anche in estate. Il portainnesto deve essere giovane e vigoroso e le marze provenire da piante scelte l’anno prima su piante che eccellono per vigoria, produttività, qualità e sanità. Vanno prelevate già a febbraio e conservate a mazzi in locale fresco e umido o in frigo (a 3-4°C) chiuse in sacchetti di polietilene.

L’innesto più sicuro è quello eseguito su piante ancora in riposo o appena “in succhio”, cioè che sono all’inizio del risveglio primaverile. Pochi, ma importanti, gli strumenti di un buon innestatore: un coltello, seghetto, del mastice cicatrizzante e della rafia per legare le parti innestate.

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