Assegno di natalità, Cgil Cisl Uil e Acli contro la Provincia: “La volontà è quella di discriminare”

Foto: Gianni Zotta

“Non ci sono più dubbi: la volontà di discriminare i cittadini stranieri, compresi i bambini e le bambine che nascono in Trentino, ma da mamme e papà extracomunitari, è la cifra politica di questa giunta e di questa maggioranza provinciale”. Cgil Cisl Uil e Acli Trentine tornano sull’assegno di natalità attaccando la Giunta provinciale, colpevole di “una visione miope” che impone dieci anni di residenza per accedere alle misure di sostegno alle famiglie.

Ieri, in Quarta Commissione, è stato respinto il ddl Olivi contro il requisito dei 10 anni del bonus bebé; il ddl chiedeva una riduzione a 2 anni del requisito della residenza in Trentino, come stabilito dalla normativa nazionale, per permettere alle famiglie di chiedere e ottenere il cosiddetto bonus bebé a sostegno della natalità. “La scelta assunta ieri dalla IV Commissione – attaccano i sindacati – è una pessima pagina per il Trentino e la nostra Autonomia“.

“Nonostante il parere positivo delle comunità di accoglienza – spiegano Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl), Walter Alotti (Uil) e Luca Oliver (Acli) -, delle associazioni familiari, dell’Ordine degli psicologi, del Cal e, perfino, della Diocesi di Trento, nonostante la sentenza del Tribunale di Rovereto che il 27 aprile scorso ha definito discriminatorio il vincolo di 10 anni per l’assegno di natalità, noncurante della legislazione adottata sia a livello nazionale con l’assegno unico da un governo sostenuto dalla Lega Salvini sia dalle scelte assunte in regioni a guida leghista, come il Friuli e il Veneto, la Giunta Fugatti tira dritto e boccia la proposta di legge per eliminare il vincolo di 10 anni per accedere alle misure di sostegno”.

Non si vuole, aggiungono, “trasformare il Trentino nella terra dei bonus per tutti come vorrebbe far credere la propaganda leghista”. “Questa è una questione di civiltà – incalzano -, perché non si fanno differenze tra bambini già nella culla, ma anche di lungimiranza politica. Non favorire processi di integrazione mina la coesione sociale della nostra comunità e il prezzo, per tutti, sarà altissimo. Ma evidentemente c’è chi preferisce correre questo rischio per incassare un po’ di consenso politico”.

Secondo Cgil Cisl Uil e Acli, l’esecutivo trentino starebbe valutando di resistere alla sentenza del Tribunale di Rovereto. “Con molta probabilità – concludono – andrà a schiantarsi come già accaduto con i 10 anni per gli alloggi Itea. Troppo faticoso in termini di propaganda ammettere di aver sbagliato. La speranza però è l’ultima a morire e speriamo che da qui a quando il disegno di legge arriverà in Consiglio provinciale qualcuno,  anche tra le fila della maggioranza, prenda atto dell’errore e torni sui propri passi. Siamo consapevoli però che è una speranza fatua”.

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