La “Bóra”, regina di Boazzo

Il secolare abete bianco proviene dalla spianata di Malga Boazzo. Fu trasportato a Daone nel 1995

VALLE DI DAONE – Nel cuore dell’abitato di Daone, a pochi passi dalla scuola materna e dalla caserma dei Vigili del Fuoco, si trova il “parco alla Bóra”, un piccolo giardino pubblico dedicato ad uno dei più monumentali alberi della Valle di Daone: un secolare abete bianco proveniente dalla spianata di Malga Boazzo e conosciuto dagli abitanti del paese come la “Bóra de Boaz”.

Nato circa 750 anni prima del taglio, l’imponente albero dalla lussureggiante chioma e dalle maestose proporzioni, è vissuto nei prati di Boazzo fino al 1955, concedendo la propria ombra ristoratrice ai viaggiatori, un riparo agli animali del bosco e un sicuro rifugio ai pastori e ai boscaioli che fra le sue fronde e nell’incavo del tronco depositavano gli attrezzi e gli zaini con i viveri.

In effetti già prima di essere tagliato e trasportato a Daone, l’abete aveva subito una profonda ferita causata da un fulmine o forse da un violento colpo di vento. Il legno guastato e infettato poi da batteri, insetti e funghi, si era via via decomposto permettendo che all’interno del grosso tronco si creasse una piccola caverna, una sorta di nascondiglio usato da uomini e animali.

Nonostante il grave danno, gli abitanti di Daone decisero comunque di conservare in paese il grosso tronco quando, nel 1952, all’epoca della realizzazione del sistema degli impianti idroelettrici dell’Alto Chiese, la piana di Boazzo venne destinata a diventare un lago artificiale.

Nessuno aveva intenzione di lasciare che le acque del fiume Chiese, imbrigliate dalla nuova diga, ricoprissero quell’albero che aveva attraversato secoli di storia della Valle di Daone, che aveva assistito al susseguirsi di centinaia di stagioni e che, pur senza poter parlare, conservava e aveva la forza di testimoniare una parte del passato dell’intera vallata.

Proprio per questo, tre anni più tardi, su incarico del Comune, un gruppo di boscaioli guidati dall’allora assessore alle foreste Fioravante Pellizzari e dal fratello Giovanni, tagliarono, non senza fatica, l’enorme abete bianco che fu trasportato poi a Daone scortato da tanta gente, in una sorta di processione.

Per alcuni anni il tronco rimase a fare bella mostra di sé nei pressi della Crosetta, la piccola chiesetta nel centro del paese, vicino alla parrocchiale. Nel 1961 venne addirittura richiesto dall’Esposizione Internazionale di Torino, denominata “Italia 61” e organizzata per celebrare il primo centenario dell’Unità d’Italia. Il magnifico esemplare di abete doveva raccontare la storia delle vallate alpine e affascinare i visitatori con le sue dimensioni.

Di ritorno a Daone il tronco venne sottoposto ad una serie di lavori di risanamento e interventi conservativi prima di essere ricoperto con un tetto che gli conferisce ora la caratteristica forma di un grande fungo e che, in parte, lo protegge dagli agenti atmosferici.

Ancora oggi questo albero ascolta le storie degli abitanti di Daone: dei bambini che giocano ai suoi piedi, dei ragazzini che lì vicino si scambiano segreti e confidenze, dei più anziani che, proprio come molti anni fa, gli si siedono accanto, quasi a voler condividere i ricordi del proprio passato.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina