“Preferisco una famiglia ferita”

“Spezzare la spirale della precarietà” che “lo stomaco e l'anima”, per uscire dall'isolamento

“Preferisco una famiglia ferita che ogni giorno cerca di coniugare l’amore, a una famiglia e una società malata per la chiusura e la comodità della paura di amare”. Durante il suo viaggio in Messico, Papa Francesco ha incontrato le famiglie del poverissimo stato del Chiapas. Nello stadio di Tuxla Gutierrez ha ascoltato con attenzione le storie e le fatiche di Manuel, adolescente disabile, di Beatriz, ragazza madre, e di Humberto e Claudia, coppia di divorziati risposati insieme da 16 anni. Nel suo discorso, il Papa ha ripreso le testimonianze appena ascoltate, uscendo spesso dal discorso ufficiale.

“Tanti adolescenti sono scoraggiati e vivono momenti difficili”, sono “senza slancio, senza forza, svogliati”, ha detto Francesco: “Spesso questo atteggiamento nasce perché si sentono soli, perché non hanno nessuno con cui parlare”. Lo stesso succede agli adulti, a chi vive nella precarietà, ancora di più quando si hanno dei figli a carico. “La precarietà – ha denunciato il Papa – non solo minaccia la stomaco, e questo è già molto, ma può minacciare perfino l’anima, ci può demotivare, toglierci forza e tentarci con strade o alternative di apparente soluzione ma che alla fine non risolvono nulla”. “C’è una precarietà che può essere molto pericolosa, che può insinuarsi in noi senza che ce ne accorgiamo, ed è la precarietà che nasce dalla solitudine e dall’isolamento, e l’isolamento è sempre un cattivo consigliere”. “Tante volte la più grande tentazione che abbiamo di fronte è starcene da soli, e lungi dal darci coraggio questo atteggiamento, come la tarma, ci inaridisce l’anima”. “Il modo di combattere questa precarietà e questo isolamento va dato a diversi livelli”, la ricetta di Francesco: “Uno è attraverso leggi che proteggano e garantiscano il minimo necessario affinché ogni famiglia e ogni persona possa crescere attraverso lo studio e un lavoro dignitoso”, l’altro è l’impegno personale nel servizio e nell'assistenza agli altri. “Leggi e impegno personale sono un buon abbinamento per spezzare la spirale della precarietà”, ha sottolineato il Papa.

“Oggi vediamo e viviamo su diversi fronti come la famiglia venga indebolita, come viene messa in discussione. Come si crede che essa sia un modello ormai superato e incapace di trovare posto all'interno delle nostre società che, sotto il pretesto della modernità, sempre più favoriscono un sistema basato sul modello dell'isolamento”. Certo, ha ammesso il Papa, “vivere in famiglia non sempre è facile, spesso è doloroso e faticoso, ma, come più di una volta ho detto riferendomi alla Chiesa, penso che questo possa essere applicato anche alla famiglia”. “Preferisco una famiglia che, una volta dopo l’altra, cerca di ricominciare a una società narcisistica e ossessionata dal lusso e dalle comodità”, ha spiegato Francesco, che a braccio ha aggiunto: “Quanti figli hai? Non ne abbiamo perché ci piace andare in vacanza, fare turismo… meglio comprarmi un appartamento di lusso. E i figli rimangono lì, e quando li vuoi non vengono più”. “Io preferisco una famiglia con la faccia stanca per i sacrifici a una famiglia con le facce imbellettate che non sanno di tenerezza e compassione”, ha proseguito. E poi, ancora a braccio: “Preferisco un uomo e una donna con il volto pieno di rughe per le lotte di ogni giorno, che da più di 50 anni continuano a volersi bene”. “La vita matrimoniale dovrebbe rinnovarsi ogni giorno”, ha proseguito sempre fuori testo: “Preferisco una famiglia con le rughe, le ferite, le cicatrici, ma che continua ad andare avanti, perché queste rughe, queste ferite, queste cicatrici sono frutto di una fedeltà, di un amore che non è stato facile”. “L’amore non è affatto facile – ha commentato il Papa – ma è la cosa più bella che un uomo e una donna possono darsi a vicenda, il vero amore, per tutta la vita”.

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