Al festival di Trieste il cinema che dialoga con la realtà

“Butterfly Vision” dell’ucraino Maksym Nakonecnyi

Torna il Trieste Film Festival, da sabato 21 al 28 gennaio, nel capoluogo giuliano. Organizzato da Alpe Adria Cinema e diretto da Nicoletta Romeo, è alla 34a edizione e anche in questo caso offrirà una vasta panoramica del cinema più recente dell’Europa centro orientale e dei Balcani occidentali. Alcuni dei film a soggetto e dei documentari proposti in concorso e in altre sezioni sono anteprime nazionali se non europee. Diversi sono passati da altri festival, spesso e volentieri quasi inosservati e dispersi nel calderone delle grandi manifestazioni cinematografiche internazionali. In questa occasione, invece, trovano una loro collocazione ideale. “Al centro del nostro interesse – riflette la direttrice Nicoletta Romeo – c’è un’area macroscopica, un’autentica fucina di talenti che ogni anno produce film audaci, diversi, spesso fuori dagli schemi, a volte imperfetti ma pieni di vitalità, di coraggio. Un cinema in costante dialogo con la realtà, capace di analizzarla e trasfigurarla, rendendola universale. Il nostro tentativo è offrire una mappatura il più possibile esaustiva di una produzione davvero multiforme: film d’amore e di guerra, commedie e thriller, documentari militanti e film-saggio”.

I film a soggetto in concorso che concorreranno ai premi sono 9, i documentari 11, i cortometraggi 17. Ben 44 i Paesi di provenienza e produzione delle “pellicole”.

Tra i film più attesi, un paio arrivano dalla sezione “Un Certain Regard” dell’ultimo Festival di Cannes. Con sullo sfondo il Donbass, dove da anni si combatte una guerra cruenta tra ucraini e filo russi ben prima dell’invasione dell’esercito di Putin, “Butterfly Vision”, dell’ucraino Maksym Nakonecnyi, racconta di una storia di prigionia “a cui neanche la liberazione sembra poter mettere fine”. Del romeno Alexandru Belc è invece “Metronom”, “sogno di amore, musica e libertà nella Bucarest del 1972”, che sulla Croisette ha vinto il premio per la miglior regia. Direttamente da Locarno, dove è stato apprezzato e premiato, arriva invece l’autobiografico “Safe Place” del croato Juraj Lerotic mentre del greco Spiros Jacovides, “tra humor nero e critica sociale” è “Black Stone”.

Nel concorso documentari, “Blue/Red/Deport” della lituana Lina Luzyté punta l’obiettivo sul campo profughi dell’isola di Moria, in Grecia. Mostar, in Bosnia Erzegovina, città massacrata durante la guerra degli anni Novanta, è l’ambientazione di “Deserters” del croato Damir Markovina. “The New Greatness Case” di Anna Sisova segue invece la battaglia giudiziaria di una madre per dimostrare l’innocenza della figlia detenuta in un carcere russo con l’accusa di aver voluto rovesciare il governo.

Parecchie le proiezioni speciali e gli eventi ai quali si vanno ad aggiungere gli ormai tradizionali incontri mattutini con gli autori al caffè San Marco. L’Eastern Star Award quest’anno sarà assegnato al regista polacco Krzysztof Zanussi, già Leone d’oro alla Mostra di Venezia nel 1984 con “L’anno del sole quieto”. Laura Samani, pluripremiata per “Piccolo corpo”, presenterà il suo ultimo lavoro, il corto “L’estate sta finendo – Appunti su Furio”.

Sono poi in programma alcune retrospettive. Una sul cinema ceco e slovacco a trent’anni dalla divisione della Cecoslovacchia, l’altra sulle registe ucraine dell’ultima generazione. Anche mostre, a Trieste. Una di particolare interesse, fotografica, riguarderà Alida Valle, attrice di grande espressività e bellezza, nata a Pola, in Istria. Tra gli appuntamenti, la proiezione del doc “Trieste è bella di notte” di Matteo Calore, Stefano Colizzolli e Andrea Segre che affronta il tema dei migranti che, attraverso la Rotta balcanica, arrivati in Slovenia cercano di entrare in Italia.

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