Bocenago, il rosso dell’uranio

In dialetto si chiama Bozànàk o Buzànàk. Il nome deriva da una voce agricola che aggiunge il suffisso -acus a un nome personale di origine celtica: Boccios o Vocius, nome antico di un’area del Bresciano.

Prima romanizzata, l’intera valle nel 1027 fu aggregata al Principato Vescovile di Trento. Nel 1630 una furiosa epidemia di peste annientò le due frazioni di Bocenago, Vercé e Canisaga. L’unione delle ville di Bocenago, Vercé e Canisaga avvenne nel 1383.

Bocenago è un tipico villaggio rendenese con case rustiche, ballatoi e facciate affrescate. Oltre che sul turismo l’economia poggia sull’attività agricola, silvo-pastorale e artigianale. La chiesa di S. Margherita è datata 1427. Lavori di scavo e ricerca nel 1958 hanno messo in luce la presenza di minerali di uranio.

Lo stemma comunale venne adottato il 28 novembre 1984 e riprende su scudo con l’aggiunta di una montagna quello precedente, non ufficiale. In campo d’oro domina un abete verde al naturale sulla cima di un monte rosso (colore che allude ai giacimenti di uranio localizzati in zona).

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