I Comboniani sul naufragio di Cutro: “Abbiamo forse perso quello che ci rende umani?”

ANSA/GIUSEPPE PIPITA

Anche i missionari comboniani, tra i quali opera anche il trentino padre Alex Zanotelli, prendono posizione in merito al naufragio avvenuto sulle spiagge di Cutro, in Calabria, domenica 26 febbraio, costato la vita a sessantaquattro persone accertate di cui quindici bambini, ma i numeri potrebbero superare il centinaio.

“La Famiglia Comboniana Italiana (missionari, missionarie, laici e laiche) è profondamente scioccata dall’ennesimo naufragio. Uomini, donne, bambini che scappano per avere una vita migliore e trovano invece la morte sulle nostre coste calabresi, aggiungendosi così alle decine di migliaia di vittime nel Mare Mediterraneo diventato ormai una unica grande tomba a cielo aperto“, scrivono i Comboniani in una nota ripresa dalla rivista Africa, ponendo rispetto al naufragio una serie di interrogativi: “Che cosa è successo dopo l’avvistamento e la segnalazione dell’imbarcazione da parte dell’aereo di Frontex alle 22.30 della sera precedente il naufragio? Da quanto tempo si era a conoscenza della presenza nelle acque di questo barcone e non si è intervenuti?”.

“Noi Famiglia Comboniana Italiana alziamo il nostro urlo di protesta davanti a questi orrori che continuano ad avvenire nel Mar Mediterraneo. Come Missionari e Missionarie vogliamo ribadire che sono i muri che creano i trafficanti e non il contrario come continua ad affermare il Ministro degli Interni Piantedosi. Davanti a questo scenario troviamo assurdo che il governo Meloni continui ad applicare politiche persecutorie contro le navi salvavita delle ONG. Un lavoro che dovrebbe essere compito dello Stato e che lo stesso si rifiuta di fare; ne è un esempio il Decreto Flussi, che sarebbe meglio chiamarlo “Decreto naufragi”. Siamo alla cattiveria eretta a sistema“, conclude il comunicato: “È mai possibile che chi è chiamato a governare abbia un cuore di pietra? Abbiamo forse tutti e tutte perso quello che ci rende umani, cioè il sentire compassione per chi soffre. È proprio questo che fa di noi dei Missionari e Missionarie, persone che sentono sulla loro pelle la sofferenza degli altri esseri umani e degli oppressi. Per questo sentiamo il diritto di parlare della sofferenza dei nostri fratelli e sorelle migranti, frutto amaro di questo sistema economico-finanziario militarizzato. Come Missionari e Missionarie chiediamo al Governo Italiano e all’ Unione Europea: se l’Europa è stata capace di accogliere prontamente milioni di rifugiati ucraini perché non può accogliere allo stesso modo milioni di rifugiati e rifugiate dei Sud del mondo tenuti in paurosi lager e in condizioni disumane? Sono esseri umani, chiedono di vivere!”.

 

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