Ma che grande fatica è crescere…

Sembra una vacanza come tutte le altre quella che stanno per fare Carlo e la sua famiglia: stanno andando al mare, stesso posto, solito albergo… Sembra. Ma non lo è. Quella raccontata da Nicola Cinquetti in L’estate balena (Bompiani; età 8+) per Carlo si rivela un’estate diversa dalle solite: in famiglia sta per arrivare una nuova sorellina, la mamma è già all’ottavo mese e lui un po’ si vergogna di quel pancione. Poi, per la prima volta, lui non dorme nella stanza con i genitori, ma in una stanzetta con un poggiolo che dà sul retro, dove ogni giorno un grosso gabbiano viene a trovarlo. Poi gli amici del bagno Lorena non sono più simpatici e carini come un tempo, ma dispettosi e quasi crudeli con lui e con Adamo, un ragazzino “strano” che tutti chiamano Macchia. Nuove sono, invece, le tre sorelline Sofia, Matilde e Fiorella, dolci e gentili, ma gli fanno passare un brutto momento. C’è poi una balena, che si fa vedere solo da Carlo, o forse è solo un riflesso
nell’acqua. Nessun altro l’ha vista, nessuno gli crede. Poi la sorellina nasce, la vacanza finisce e…

Una storia semplice e lineare, ma, come la vacanza di Carlo, diversa dalle solite. Una storia in cui sembra non si racconti nulla di particolare, ma nella quale, invece, la quotidiana realtà di un bambino di dieci anni diventa straordinaria. Una storia in cui il tempo non sembra passare mai, ma nella quale tutto succede in fretta, anche troppo. Una storia raccontata con semplicità che riesce a coinvolgere il lettore in ogni esperienza di Carlo e a fargli provare ogni sua emozione, anche quelle che per lui sono nuove: gelosia, vergogna, impotenza, soddisfazione, sollievo e orgoglio. Una storia in cui le parole sono importanti, belle e rare, infilate come perle in una collana. Un romanzo “bambino” nel senso più largo del termine in cui sembra veramente di assistere di persona a ciò che vive Carlo, che è ciò in cui ogni ragazzino può ritrovarsi. I libri, si sa, parlano ai lettori. Più l’esperienza della lettura si avvicina all’esperienza reale del lettore, più questa comunicazione si fa fitta e ricca. E su un lettore intorno ai nove-dieci anni una storia come questa non può non fare un grande effetto. Siamo fatti di storie. Anche i bambini. La finzione narrativa consente al nostro cervello di fare pratica con le reazioni a quei generi di sfide che sono, e sono sempre state, le più cruciali per tutti noi come esseri umani. Fin da piccoli.

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