Famiglia, fonte del capitale umano

L’ex presidente della Rai intervenuta per la Fondazione Trentina

“Donne e uomini sono diversi nel modo di essere e di affrontare i problemi ed è bello e utile che sia così: differenza di pensiero e di atteggiamento producono migliori risultati, ecco perché è bene garantire uguaglianza di opportunità nella diversità”. E’ la certezza, confermata da studi e ricerche a livello internazionale, che la professoressa Anna Maria Tarantola, consigliera di amministrazione della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, designata prossima presidente a partire dal 2019, ospite della sezione trentina, ha condiviso durante l’incontro svoltosi martedì 8 maggio, nell’aula magna di ISA. L’assistente ecclesiale don Bruno Tomasi ha ribadito, richiamando la “Gaudete et exsultate” di Papa Francesco, che se “dimentichiamo di difendere l’uguaglianza nella diversità, non tuteliamo ciò che Dio ha voluto”.

Tarantola, che da presidente della Banca d’Italia e poi della Rai è riuscita a conciliare il “mestiere” di madre, ha evidenziato “il valore aggiunto delle donne nel mondo del lavoro”, parlando dei vantaggi economico/sociali collegati alla realizzazione delle condizioni che consentirebbero una maggiore presenza delle donne in tutti i ruoli, comprese le posizioni di vertice. “In Italia il tasso occupazionale femminile è ancorato al 46-49%, mentre quello maschile raggiunge il 69% e quello europeo femminile il 60%. Le donne occupano posizioni lavorative meno remunerate, e meno elevate, ma il numero di laureate è maggiore rispetto a quello degli uomini, oltre al fatto che terminano prima il percorso di studi. Rispetto all’obiettivo dell’uguaglianza, l’Italia è all’82 posto su 144 Paesi, la Germania all’11 e la Francia al 12”.

Nell'industria solo il 12% dei manager è donna ed è rarissimo che una donna ricopra la posizione di presidente o amministratore delegato. In Italia, le donne sono invece molto presenti nella Pubblica Amministrazione, dove vige una legge che impone la parità di salario, ma a parità di ruoli, compiti, ore di lavoro svolto e impegno, guadagnano il 14% in meno rispetto agli uomini, dunque sono più povere e in Europa la percentuale di famiglie monoreddito è elevata: è il fenomeno della femminilizzazione della povertà, individuato da una ricerca della Banca d'Italia. Inoltre vi è ancora uno stereotipo di fondo, difficile da estirpare: "Poche ragazze si iscrivono a ingegneria, informatica, scienza, sconsigliate dalle famiglie che ritengono troppo difficile un percorso di studi dedicato a queste materie – ha osservato – Le donne poi devono dedicare molto tempo alla cura della famiglia e ciò significa che hanno meno tempo per se stesse e per lavorare, e ciò innesca un circuito di autoesclusione e rinuncia pur avendo capacità e talento". Ma per Tarantola conciliazione e condivisione genitoriale sono possibili oltre che auspicabili, come dimostra la sua stessa esperienza: "Bisogna aprirsi ad una cultura di gestione famigliare condivisa in cui padre e madre si dedicano alla cura dei figli, e, lavorando entrambi, la famiglia non va economicamente in crisi perché può contare su due stipendi. Mio marito mi ha sostenuta nelle mie scelte, i miei genitori mi hanno aiutato ad allevare le nostre figlie, e a 24 anni sono entrata in un ambiente meritocratico quale Banca d'Italia".

“Noi donne siamo più attente ai temi dell’infanzia, della sicurezza, del welfare e al funzionamento delle procedure – ha osservato motivando l’esigenza di una maggior presenza delle delle donne in politica e nelle istituzioni. Anche la Chiesa trarrebbe vantaggi: “In una conversazione dello scorso gennaio con i gesuiti cileni, papa Francesco ha detto che la donna deve dare la ricchezza della dimensione mariana, senza la quale la Chiesa resta zoppa e cammina male”. “Le donne non devono essere obbligate a scegliere tra famiglia e lavoro – ha detto in conclusione -, ma seguire i propri desideri di crescita umana e professionale, credere in se stesse: la società ha più considerazione per la donna che lavora rispetto a quella che si dedica alla cura dei figli, ma la famiglia è il luogo dove si genera il capitale umano”.

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