La vera riforma di Bergoglio

Il teologo Dianich: “Il Papa interagisce con le persone, non con le categorie: questa è la riforma ed è responsabilità alla quale è chiamata la Chiesa intera”

Ci sta mettendo troppo? O sta calibrando bene i passi da fare? Riuscirà a realizzarla? Certo è che la riforma di Papa Francesco, chiamato ad una sfida che lo interpella su più fronti nel confronto con la realtà contemporanea, sta incontrando forti opposizioni.

Del cambiamento in atto e delle resistenze ad esso hanno discusso tre interpreti di questa stagione ecclesiale, Riccardo Cristiano, vaticanista del Giornale Radio RAI, autore di "Bergoglio sfida globale. Il papa delle periferie tra famiglia, giustizia sociale e modernità" (Castelvecchi, 2015), Rocco D'Ambrosio, sacerdote della diocesi di Bari e filosofo della Pontificia Università Gregoriana, autore di "Ce la farà Francesco? La sfida della riforma ecclesiale" (La Meridiana, 2016) e Severino Dianich, sacerdote della diocesi di Pisa e teologo della Facoltà Teologica di Firenze, autore di "La Chiesa cattolica verso la sua riforma" (Queriniana, 2013) intervenuti nel corso dell'incontro dedicato a "La riforma di Francesco" promosso dal Centro per le Scienze Religiose svoltosi alla Fondazione Bruno Kessler, a Trento, giovedì 9 settembre.

"Bergoglio è un papa molto attivo – ha esordito Cristiano – e la sua non mi sembra una riforma lenta, è una riforma di metodo che punta ad un cambiamento culturale. Nella tradizione cattolico-romana, tra via, verità e vita si è sempre data priorità alla verità, Francesco invece porta non solo l'idea ecumenica di una Chiesa in uscita, ma il primato della via: di una religione intesa come cammino, di un rapporto con la dottrina in evoluzione, di una Chiesa ospedale di campo che sta accanto alle persone ferite, aperta a malati e peccatori che hanno intenzione di rivolgersi alla misericordia divina". I tempi cambiano e i cristiani devono interpretare i segni dei tempi, per questo occorre una pastorale concreta di accompagnamento, traduzione pratica della priorità della via: "Nell'Amoris Laetitia il Papa ha fatto un discorso semplice: incontra il divorziato/risposato, ascolta la sua storia poi valuterai non la categoria ma la sua situazione particolare".

"Nel momento in cui si è dimesso – ha sottolineato D'Ambrosio -, Benedetto XVI ha passato al suo successore i materiali dell'archivio segreto: Francesco ha ricevuto il mandato di riformare la Chiesa e di occuparsi dei problemi più scabrosi e di scandali come quello della pedofilia, avendo come punto di riferimento il Concilio Vaticano II e impegnandosi ad attuarlo". Chi sostiene che la riforma è lenta e poco efficace, non considera che "andrà avanti se ognuno se ne assume la responsabilità, non scaricando sul Papa il compito di operare un cambiamento che invece chiama in causa ognuno: ce la farà se ce la faremo con lui".

In che direzione si muove la Chiesa cattolica? Se lo era domandato Dianich iniziando a lavorare al suo libro all'inizio del 2013, prima della nomina di Bergoglio, concludendolo a dicembre, testimone di un cambio rivoluzionario: "Va verso la riforma e in questo pontificato, il tema dell'evangelizzazione, cuore della missione della Chiesa, è centrale, ma l'elemento di innovazione sta nel come intenderla: Francesco pone la persona al centro, mirando ad un processo di ricristianizzazione della società". E in tal senso, assume particolare valore l'omelia quotidiana del Papa che incarna un "magistero predicante", non basato su decreti: "Durante l'omelia, ha davanti a sé il volto delle persone e il discorso si plasma su di esse: Francesco si pone in linea di continuità con lo stile inaugurato da Pio IX, con un balzo di qualità che valorizza la forma sacramentale". Il sacramento chiede il rapporto interpersonale diretto, e se il magistero si esprime in questa modalità, ci può essere evoluzione della dottrina: "Il Papa non abolisce la norma che vieta la comunione a divorziati e risposati per stabilirne un'altra, non si tratta infatti di attuare riforma di natura giuridica, ma di un cambio di approccio che parte dal considerare la storia della persona".

Uno stile che porta ad un nuovo modo di essere "il vescovo di Roma": "Il modello del governo dal basso professato da Francesco nella prospettiva del decentramento – ha concluso Cristiano – è ciò che salva l'unità dei popoli nel mondo globalizzato. Il Papa è un uomo che vive come Gesù e la scelta simbolica di andare a vivere a S. Marta è essa stessa un messaggio di cambiamento: il Papa interagisce con le persone, non con le categorie, questa è la riforma ed è responsabilità alla quale è chiamata la Chiesa intera".

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