Spuntano anche delle figure della tradizione napoletana nel presepe vivente dell’associazione La Radice di Rovereto. C’è la zingara,che ha predetto la fuga in Egitto della Madonna. Il pescatore, che portò Gesù sulle sponde del lago Tiberiade, consentendogli di incontrare alcuni apostoli. E poi la lavandaia, a simboleggiare le levatrici che aiutarono Maria quando nacque Gesù.
L’idea di prendere in prestito alcune figure della tradizione napoletana è partita dalla visita al presepe del quartiere di San Martino di Gubbio, in Umbria, che è una delle rappresentazioni più suggestive della natività nella regione del Centro Italia. Tra le 120 statue a grandezza naturale che popolano il quartiere, ci sono anche le lavandaie, intente a lavare i panni nel fiume Carmignano, che attraversa la città.
“Per il nostro presepe vivente spiega la presidente della Radice, Daniela Luna – volevo creare dei costumi diversi dal solito. Dopo la visita in Umbria, ho deciso di approfondire la tradizione napoletana. Ecco perché nel nostro presepe ci sono anche figure come la zingara, il pescatore e la lavandaia. Per la prossima edizione del presepe vivente sarebbe interessante raccontarne la storia”.
Ci è voluto più di un mese di paziente lavoro di cucito per preparare i costumi, che sono stati indossati per la prima volta dai simpatizzanti dell’associazione La Radice a pochi giorni dal Natale 2022. Alcuni abiti sono stati prestati all’associazione dai frati del convento di Santa Caterina, dove si è svolta la prima edizione del presepe vivente. Un “buona la prima” che ha entusiasmato tutti: così il presepe è stato riproposto domenica 17 dicembre nella chiesa di San Marco di Rovereto. Ad aiutare nell’organizzazione dell’evento, il Consorzio Rovereto in Centro,che ha coinvolto anche il coro di Sant’Ilario.
“Volevamo dare un messaggio natalizio, permettere alle persone di tornare indietro nel tempo e creare un po’ di atmosfera”, dice la presidente della Radice, amante dell’arte della recitazione.
“E a giudicare dai messaggi che mi sono arrivati dopo domenica, ci siamo riusciti: molte persone mi hanno scritto che quello che abbiamo messo in scena è il vero spirito del Natale. Lo abbiamo sentito anche noi, preparandoci in questi mesi. Indossare i costumi e recitare le battute ci ha permesso di arrivare al Natale più consapevoli e di trasmettere questo spirito alla comunità”.
Il presepe vivente di domenica ha offerto anche l’occasione per lanciare un messaggio di pace nella città della Campana dei Caduti, da sempre sensibile a questo tema. La rappresentazione, infatti, è partita con la parabola ebraica delle quattro candele, che solitamente viene ripresa in occasione della Candelora, il 2 febbraio. La luce delle quattro candele rappresenta la pace e le tre virtù teologali: la fede, l’amore (o la carità) e la speranza. La prima a spegnersi è quella della pace, seguita dalla fede e dall’amore. Solo la quarta, quella della speranza, rimane accesa. Ma se il fuoco di una candela resiste – è il messaggio della parabola ebraica allora è possibile diffondere la fiamma alle altre tre candele, in modo tale da garantire il ritorno dell’amore, della fede e della pace. Una parabola che è stata narrata e messa in scena da due donne di Rovereto con l’aiuto di una bambina, che ha chiesto perché le tre candele si spengano: nella parabola ebraica è sempre un bambino, come il neonato Gesù nel Vangelo di Luca, a porre il quesito che accende i riflettori sulla candela della speranza, permettendo così anche alle altre tre luci di tornare a diffondere il proprio calore.
Grandi e piccoli si sono raccolti attorno e dentro il presepe vivente nella chiesa di San Marco. Tra i 45 figuranti, infatti, c’erano persone di tutte le età, dai 7 ai 76 anni. “Ci sono state un paio di signore che, dopo averci visto domenica, hanno chiesto di poter diventare socie dell’associazione e di far parte del presepe l’anno prossimo”, racconta la presidente della Radice, che propone viaggi, corsi di ginnastica, balli di gruppo, pranzi e attività culturali con un occhio di riguardo alle persone anziane: tra i viaggi portati avanti nel corso del 2023, ne è stato organizzato anche uno in Giordania, Paese che è strettamente legato alla storia di Gesù e al Nuovo Testamento; e camminare su strade descritte nella Bibbia ha certamente offerto alcuni spunti a Daniela Luna. “Quest’iniziativa – commenta la presidente dell’associazione La Radice – ci ha permesso di coinvolgere più persone, che negli anni si sono ‘ritirate’ per diversi motivi. Il Covid è solo uno tra i tanti. Ci ha fatto piacere vedere tutti così entusiasti e pronti ad indossare le tuniche che abbiamo cucito con tanta pazienza. Non possiamo ancora dire che cosa ci aspetta l’anno prossimo, perché abbiamo appena terminato. Però l’entusiasmo è tanto.
Le persone hanno bisogno anche di questo”. E chissà che nel 2024 non si aggiunga al presepe vivente di Rovereto anche la figura di Benino, il pastorello dormiente che sogna il presepe dove lui stesso è posizionato, e che è un personaggio iconico del presepe napoletano