I Mondiali di calcio e la tratta

“Gioca per la vita, denuncia la tratta” è lo slogan coniato dalla rete internazionale della Vita consacrata contro la tratta di persone in vista del mondiali 2014 in Brasile. Centinaia di religiose e religiosi, sostenuti da laici, si stanno mobilitando nelle 12 città brasiliane dove verranno giocate le partite del Mondiale. Si tratta della Campagna di “Talitha Kum”, indirizzata al mondo intero con l'appello a non alimentare la tratta delle persone, un crimine definito da Papa Francesco “piaga nel corpo dell'umanità contemporanea, piaga nella carne di Gesù”. Secondo i promotori, Mondiali di calcio rappresentano una imperdibile occasione per quanti, dello sfruttamento di esseri umani, hanno fatto il loro businnes. Il giro di affari legato alla tratta riguarda 21 milioni di persone per un introito di circa 32 miliardi di dollari, che sta superando i profitti del traffico della droga. I promotori ricordano quanto accaduto in Sudafrica che registrò un'impennata del 40% nel giro d'affari. Le prime avvisaglie di un acutizzarsi del fenomeno, già nella fase preparatoria dell'appuntamento mondiale, lo hanno dato i rotocalchi, parlando di una macchina organizzativa efficientissima nel campo, rispetto a quella governativa in ritardo nei preparativi. “Talitha Kum” vede impegnate nel mondo oltre 800 persone, tra religiosi e religiose, 200 in Brasile disseminate in 19 dei 26 Stati federali. “Ingiustizia, oppressione e crudeltà, nei riguardi del prossimo riempiono il nostro cuore di indignazione e ci spingono ad agire”, è la denuncia di suor Carmen Sammut, presidente dell'Unione internazionale delle superiore generali. Un'altra suora, Gabriella Bottani, comboniana, coordinatrice nel Paese della rete “Um Grito pela Vida” ha invitato credenti e cittadini alla mobilitazione per sradicare dalla società una “tale barbarie” e tutte le forme di sfruttamento per riscattare la vita di figli e figlie di Dio. Il Governo basiliano si è dimostrato attento al problema, ma sembra aver altro cui pensare, mentre la Fifa eccelle per indifferenza.

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