L’Africa riparte dalle donne

Il tour trentino del medico congolese Denis Mukwege ha toccato Trento e Rovereto

E’ il medico che “ripara” le donne. Il ginecologo congolese Denis Mukwege da anni si batte per la dignità di coloro che in occasione delle guerre sono le più esposte alla violenza sul proprio corpo. Lo stupro come arma micidiale di oltraggio, umiliazione, sopruso. E lo stupro di gruppo diventato un’arma di guerra che si manifesta contro il corpo delle donne, violando la loro dignità. La loro libertà. Commovente l’incontro, venerdì 17 novembre all’Oratorio del Duomo a Trento, con questo medico congolese, conosciuto ormai in tutto il mondo, che lenisce le ferite dell’anima di donne violate e ripara i corpi. “Vedo costantemente con i miei occhi le anziane, le giovani, le madri e persino le bambine disonorate. Ancora oggi molte sono schiave sessuali. I loro organi subiscono i trattamenti più aberranti. E’ la distruzione delle donne, unica risorsa vitale in Congo”.

E’ merito degli studenti dei licei “Da Vinci” e “Galilei” di Trento se questa straordinaria figura di medico e di difensore dei diritti delle donne è potuto approdare anche in Trentino, tappa di un tour che sta facendo in giro per l’Europa per far conoscere la condizione del suo popolo a partire proprio dalle persone più esposte e più fragili. Capaci anche di rialzarsi e ricominciare, le donne di ogni età e di ogni condizione, se accompagnate ad una rinascita dopo i traumi riportati dalla violenza estrema.

Denis Mukwege ha idee chiare anche per quanto riguarda la situazione più generale della Repubblica Democratica del Congo, e dal suo Panzi Hospital, nosocomio che ha fondato alla periferia di Bukavu, nel sud Kivu, lancia addirittura la sfida per la guida del proprio paese. Per sottrarlo al triste destino cui lo sta conducendo il dittatore Joseph Kabila, “interessato soltanto al suo gruppo familiare –osserva Mukwege -, mentre quando si guida un Paese si è al servizio della popolazione”.

Questo medico che “ricuce le donne” oggi è visto come una speranza non solo per il Congo, ma per tutta l’Africa. “L’Africa è una terra vergine. Economicamente è un mercato con centinaia di milioni di consumatori, un buon tasso di crescita e una popolazione giovane e dinamica”. Ecco perché auspica che si smetta con le politiche degli aiuti che alla fine possono risultare persino dannosi, per passare a politiche di investimenti produttivi e nel campo dell’educazione e della salute. A cominciare dalle enormi risorse umane di cui dispone l’Africa.

Salvare l’Africa con gli africani! E i bisogni sono immensi – ecco la necessità di investimenti laddove si rubano materie prime come il coltan e il cobalto, oro e minerali preziosi – se si pensa che in Paesi come il Congo (il Sud Sudan, il Madagascar, il Ghana) oltre l’80% della popolazione è priva di servizi essenziali, ad esempio di gabinetti. Costruire servizi igienici, fognature, depuratori significa dare lavoro a decine di migliaia di africani, opportunità di avere un reddito, premessa per una vita dignitosa. Può instaurarsi uno scambio con la possibilità di continuare a estrarre materie prime non più gratuitamente (rubandole e depredando il territorio), ma in cambio di investimenti in questi settori.

Le donne – la cura delle donne, l’attenzione e l’amore verso le donne – si possono rivelare soggetti fondamentali per creare nuovi rapporti tra i sessi, improntati a maggiore rispetto, a reciproco aiuto sapendo che già oggi l’economia africana e la società si fondano in gran parte sulla tenacia e perseveranza delle donne africane che reggono la famiglia, si prendono cura dei figli, supportano gli anziani, tengono in piedi la baracca, il villaggio o la bidonville nelle periferie urbane. La figura maschile è molto più volubile, assente, dedita alla guerra e alla violenza, caratteri inconsistenti.

Guai se non ci fossero le donne – tenaci, forti, bellissime nei loro vestiti pieni di colori – a sostenere un mondo di rapporti fragili; ma fragili non per colpa loro.

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