Il prezzo dei Mondiali in Qatar

Per la costruzione degli impianti per il Campionato del mondo di calcio del 2022 in Qatar, il prezzo, in vite umane pagato in un biennio, è di 1.200 operai morti sul lavoro. La denuncia, nel totale disinteresse e silenzio delle Istituzioni sportive e politiche, internazionali e nazionali, è del Sindacato europeo degli Edili che muove un'accusa durissima, quella di una “sostanziale schiavitù e sfruttamento” di persone sottoposte ad esasperate condizioni di lavoro tali da provocare anche molti infarti letali.

L'esercito di operai impegnati nel megaprogetto è formato soprattutto da immigrati dai Paesi asiatici. Per Domenico Pesenti, presidente della Federazione sindacale Ue e segretario nazionale della Filca-Cisl in Italia, si tratta di lavoratori provenienti da nazioni povere, costretti a consegnare alle agenzie o ai datori di lavori i loro documenti di identità e di viaggio, ponendosi così nella condizione di schiavi, privi di diritti. Alloggiati in prefabbricati inadeguati all'interno dei cantieri o in locali di fortuna, spesso fatiscenti, ha dichiarato Pesenti a Radio Vaticana, non c'è alcuna associazione che li tuteli o li rappresenti.

Ciò permette alle imprese di sfruttarli anche se talune società occidentali dimostrano maggiore attenzione nella tutela dei dipendenti, rispetto ad altre che sfruttano, secondo il sindacato, “in pieno” la possibilità data dalla legislazione locale. Pesenti, nel denunciare l'assurdità dei “morti per il gioco” del futuro, ha parlato inoltre della brutale incoerenza e contraddizione fra il sistema schiavistico adottato e la finalità di opere destinate allo sport, ossia a grandi manifestazioni festose di massa.

Il sindacato dopo i sopralluoghi nei cantieri ha sollecitato il governo del Qatar ad intervenire per garantire libertà, sicurezza e salvaguardia dei diritti civili fondamentali. Di questa situazione sono stati messi al corrente anche la FIFA, la FIGC e il Consiglio dei ministri italiano, senza ottenere risposta. Da qui il presidio dei giorni scorsi promosso dal sindacato davanti alla sede della Federazione Italiana Giuoco Calcio per sensibilizzare l'opinione pubblica su questi problemi per poter ridurre, se non bloccare, un fenomeno tragico.

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