L’abbecedario della Rosa Bianca

Dalla A di “adesso” alla Z di “zaino”, le parole che raccontano la giovane Resistenza

Non sono stati in silenzio, non potevano di fronte al dilagare della dittatura nazista. Hanno fatto viaggiare le loro idee nei volantini apparsi tra il giugno del 1942 e il febbraio del 1943 a Monaco di Baviera pagando con la vita la fedeltà agli ideali di pace e libertà in essi contenuti. Li hanno affermati con "la forza contundente della giovinezza, il pacifismo integrale, l'amicizia quale fonte di energia contagiosa e vitale, la libertà scaturita dall'indipendenza del pensiero".

Le parole della Rosa Bianca, un gruppo di resistenza formato da giovani universitari tedeschi che redasse e distribuì sei volantini che incitavano alla ribellione contro il nazionalsocialismo, sono ancora oggi un richiamo alla responsabilità personale, un appello e una provocazione per le coscienze. Quella di Hans e Sophie Scholl, dei loro amici Alexander Schmorell, Willi Graf e Christoph Probst, e del loro professore Kurt Huber, docente di filosofia dell'Università di Monaco, fu una rivolta non violenta maturata nella Germania degli anni '40.

Alle parole del Führer e ai testi mistificatori del regime essi contrapposero una resistenza concreta e coraggiosa, affidata ad altre parole, nate in loro grazie ad una coscienza civica e cristiana che aveva attinto forza e alimento dalla lettura della Bibbia e di grandi autori come Dostoevskij, Goethe, Schiller, Rilke.

Ne hanno parlato Paolo Ghezzi, autore de "La Rosa Bianca non vi darà pace. Abbecedario della giovane Resistenza" (Ed. Il Margine, 2014) e di diversi saggi sulla Resistenza tedesca al nazismo, e Vincenzo Passerini, fondatore della Rosa Bianca italiana, nel corso della presentazione del volume svoltasi martedì 29 aprile nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale.

Si tratta del quarto testo che Ghezzi dedica alla storia della Rosa Bianca, resa questa volta nella forma dell'abbecedario, un alfabeto di parole-chiave che partendo dalla A di "adesso" arriva alla Z di "zaino", una scelta stilistica dettata da una ragione in particolare: "Questo libro è stato pensato come strumento didattico per le scuole, come se fosse un 'manuale della giovane Resistenza' per le giovani generazioni di ogni tempo – spiega Ghezzi -. Poi le voci, riportate anche in tedesco, mi hanno permesso di mettere in evidenza figure minori, altri 50 nomi e cognomi di persone che hanno sostenuto le idee della Rosa Bianca diffondendone i volantini: era giusto ricordarle".

A Trento, dunque, i petali della Rosa Bianca, strappati prematuramente, continuano a fiorire come testimoniato anche dalla scelta di dare al Liceo linguistico del capoluogo il nome di Sophie Scholl. Quella trentina sarà la prima scuola superiore in Italia dedicata alla giovane donna che insieme al fratello e agli amici rimase fedele alle sue idee assumendosene la responsabilità fino alla fine.

"Nella letteratura essi trovarono un motivo di liberazione esistenziale – continua l'autore – ecco perché l'urgenza di leggere e scrivere: scrivere era la forma di espressione che avrebbe consentito loro di lasciare traccia e sono riusciti a comunicare il loro mondo interiore con un'intensità che restituisce la dimensione di un'azione volta alla ricerca della verità".

Fra il pensiero e l'azione non ci fu distanza: l'uno si concretizzò nell'altra contro l'indifferenza dando spazio alla libertà di pensiero e di giudizio e voce alla coscienza, una resistenza basata sul richiamo alla responsabilità personale nella convinzione che chi sa ma tace è corresponsabile e, dunque, ugualmente colpevole.

Un esempio per i giovani di oggi che possono trovare nella vicenda dei loro coetanei una lezione senza tempo. Le parole della Rosa Bianca sono infatti una preziosa eredità che diventa argine contro ogni tendenza al lamento sterile e all'autocompatimento perché anche in tempi di crisi come quelli attuali non bisogna dimenticare che nel 1943 Hans, Sophie, Willi, Alexander, Christoph, e Kurt trovarono la forza di opporsi e agire per risvegliare le coscienze di chi faceva finta di non capire o aderiva al regime. "Anche in pochi si può resistere – ha concluso Ghezzi – e loro hanno dimostrato che un'amicizia di minoranza può diventare resistenza".

"Come si diventa antinazisti? Come mai così pochi e perché loro ci riuscirono? Ghezzi prova a individuare i passi che portarono Sophie e gli altri alla salvezza, evitando lo scivolamento verso l'abisso nel quale invece sprofondò un popolo intero. La storia della Rosa Bianca è un capolavoro dello spirito umano – ha affermato Passerini -: nella gratuità del sacrificio rimane intatto il mistero della libertà intesa come possibilità di svincolarsi da un destino inevitabile comune".

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