Gli scenari dell’uomo

I paesaggi architettonici di Álvaro Siza e quelli “di terra” nelle incisioni e nei dipinti di diversi artisti: due moste al Mart di Rovereto

“Il paesaggio è tutto quello che esiste nel campo visivo”, ciò che è presente, magari da secoli, non va eliminato per far spazio al moderno, ma può convivere in armonia ed essere aperto a progetti futuri. Il portoghese Álvaro Siza, 81 anni, non è un architetto qualsiasi, ha cambiato il volto di molti quartieri in varie città d’Europa. Al suo itinerario artistico e professionale è dedicata la nuova mostra “Álvaro Siza–Inside the Human Being”, presso il Mart-Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto. Accanto, la mostra “Scenario di Terra” dedicata al paesaggio inteso come uno dei luoghi di elezione dell’esperienza umana, un seguito della grande mostra “Perduti nel paesaggio/Lost in Landscape”, visitabile al secondo piano fino al 31 agosto.

Quarantotto progetti di trentun città, schizzi, fotografie, modelli e oggetti di design documentano l’ampia attività di Siza, vincitore nel 1992 del Pritzker Prize (il Nobel dell’architettura). L’architetto portoghese è noto per i suoi progetti di residenze popolari, avviati nella città di Evora, a 150 km ad est di Lisbona, qualche anno dopo la “rivoluzione dei garofani” del 25 aprile 1974, che portò alla fine della dittatura. Lo fece con le brigate SAAL-Serviço Ambulatório de Apoio Local, assieme ad altri architetti. Successivamente progettò residenze popolari per immigrati a Berlino (1980-1990) e all’Aja (1984-1993). Siza aveva l’umiltà di ascoltare le esigenze di chi in quelle case avrebbe poi dovuto viverci e da qui si è guadagnato l’immagine di “architetto della partecipazione”. Per la prima volta sono esposti anche progetti italiani, molti dei quali rimasti su carta. Tra quelli realizzati colpisce il recupero della chiesa Madre e del centro storico di Salemi, nel Belìce, distrutta dal terremoto del ’68. Le moderne strutture bianche si innestano perfettamente nelle parti antiche, talvolta recuperando spazi.

“Scenario di Terra” per alcuni aspetti, come i paesaggi coltivati, è forse più vicina alla sensibilità di molti trentini. Recupera incisioni, stampe e riproduzioni fotografiche, provenienti da alcuni fondi dell’Archivio del ‘900 del Mart, che vengono accostate ai dipinti di Umberto Moggioli, Gino Pancheri, Arturo Tosi e Gigiotti Zanini. La mostra, che apre con un’opera di Salvator Dalì, affronta la relazione uomo-natura da varie angolazioni, analizzando anche l’uso dei materiali naturali.

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