Ritorno all’ordine

Nelle opere, esposte a Palazzo Trentini, si riconoscono le suggestioni dei grandi momenti della storia dell'arte dell'arte

L’albero lo si giudica dai frutti, sentenzia un noto adagio popolare e analogamente un Maestro dagli allievi. Gianluigi Rocca potrà allora solo che essere orgoglioso di questa mostra, da lui stesso curata insieme a Daniela Ferrari: vi espongono sei dei suoi migliori allievi dei corsi dell’Accademia di Belle Arti di Brera, dove da anni insegna disegno dal vero. Nati fra il 1984 e il 1990 sono tre artisti e tre artiste, tre disegnatori e tre pittori: Maria Cristina Cavagnoli, Laura Forghieri, Luca Pianella, Loriana Pionna, Carlo Alberto Rastelli e Massimo Simonini. La mostra “Della natura, della figura e il volto…” è aperta fino al 4 luglio a Palazzo Trentini (Trento, via Manci 27. Da lunedì a venerdì con orario 10-18, sabato 10-12. Entrata libera).

Di primo acchito emerge una maestria rara, una tecnica esemplare che sa restituire in modo stupefacente la realtà sotto forma di disegno e di pittura. Ma tale riproduzione non è mai fine a se stessa. La metamorfosi della realtà in tratto segnico viene guidata da uno spirito trasognato e ironico, in esplicito legame a ben vedere con tre grandi momenti dell’arte del passato.

In primo luogo i grandi Maestri toscani e umbri del Quattrocento a incominciare dal Pisanello, forse il più grande disegnatore italiano di tutti i tempi, Piero della Francesca e il Perugino. Dopo di loro, certo, ci sono stati altri disegnatori stupefacenti ma con le dirompenti Avanguardie di cento anni fa la produzione artistica internazionale imboccò una strada che parve definitiva. Proprio per questo motivo la corrente artistica europea del “rappel à l’ordre” ha un ruolo unico. È sostanzialmente grazie al “Ritorno all’ordine” se oggi possiamo dire a testa alta che può esistere arte, grande arte contemporanea anche fuori dall’astrattismo e dal cubismo. In Italia venne incoraggiata dalla rivista “Valori Plastici” di Mario Broglio e da Margherita Sarfatti, l’intellettuale di origine ebraica che ne intuì l’importanza anche politica e, in diretto contatto con Mussolini, organizzò una serie di mostre sotto il nome di “Novecento italiano”.

Ancora più vicino a noi, un terzo capitolo della storia dell’arte italiana che rivediamo in questi lavori esposti ora a Palazzo Trentini, è quello, degli anni Ottanta, dei Maestri della scuola detta dell’“Anacronismo” o della “Pittura colta”. Si trattò di un ritorno alla pittura in chiave postmodernista che, rifiutando ogni facile sperimentalismo, si propose un forte rigore sia nella ricerca della forma che nelle tecniche di esecuzione. Fu fortemente sostenuto da Maurizio Calvesi, in aperta polemica contro le cervellotiche degenerazioni del concettuale e in specifico della Transavanguardia di Achille Bonito Oliva che a suo dire sempre più spesso scivolava verso intellettualistiche esercitazioni mentali incomprensibili ai fruitori. L’Anacronismo, al contrario, si riallaccia alla tradizione e all'iconografia classica.

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