L’orso che non fa paura

Viene prima il film o il libro? “Difficile dirlo”. Per il documentarista e scrittore Brando Quilici la domanda è mal posta, come l'interrogativo sull'uovo e la gallina. Qui stiamo parlando di orsi, in verità, e precisamente dell'orso bianco protagonista del romanzo “Il mio amico Nanuk”, pubblicato da Sperling & Kufler, e dell'omonimo film distribuito in Italia da Medusa.

“La storia nasce dalla situazioni che ho vissuto in Antartide in tanti viaggi di lavoro – ci ha spiegato lo stesso Quilici, figlio d'arte visto che il padre Folco è il decano dei documentaristi italiani – ma nello stesso tempo anche gli atteggiamenti degli animali all'opera nel film hanno probabilmente influito sulla mia scrittura”.

Un testo serrato ed avvincente che racconta – non per la prima volta, basti pensare a Zanna Bianca, Rin Tin Tin e Furia – la grande amicizia fra un animale ed un ragazzo, con il punto di osservazione collocato giustamente dalla parte dell'uomo. Lo sviluppo adolescenziale e le problematiche interne alla famiglia del giovane canadese Luke, trasferitosi ai confini dell'Artico, s'inseriscono dentro l'eterna questione dei rapporti con gli animali selvaggi e la natura incontaminata. Che diventa essa stessa protagonista del racconto e anche delle sequenze del film con l'immancabile tempesta di ghiaccio, tanti iceberg alla deriva e altre avventure alle quali assistono gli stessi indigeni inuit. La fuga di Luke con il suo peloso amico a quattro zampe diventa la parabola di una ricerca esistenziale destinata a concludersi come il pubblico attende. Quindi è soprattutto l'occhio ad essere appagato, perdendosi negli sconfinati panoramici artici ripresi in tutte le loro (anche brevi) stagioni, secondo la tecnica del documentario di cui Quilici è sicuro padrone insieme al regista Roger Spottiswoode: il film a soggetto, appoggiandosi proprio al racconto scritto, evita il rischio didascalico di tanti docufilm, riuscendo a destare molte emozioni, forse non inedite, certamente intense. Il merito va soprattutto all'attore principale, l'orso cinese Pezoo (e la sua “controfigura” da cucciolo, l'orsetto Tuk) che ha mantenuto anche davanti alla telecamera la sua indole selvaggia: molto efficaci le scene della fuga in canoa e la forzata clausura in un blocco di ghiaccio.

Merita che i giovani spettatori di questo dvd dalla durata ben calibrata possano anche farsi catturare da tutti i capitoli del romanzo, compresa l'appendice con il diario della complessa lavorazione del film: il backstage risulta altrettanto appassionante per comprendere la cura certosina (a partire dalla ricerca dell'animale “giusto”) con la quale i produttori devono preparare le lunghe giornate delle riprese.

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