Remigio, custode di Loreto

“Io sto bene, lavoro e sono felice di poter fare il portinaio di Maria”. Maria è la Madonna, chi scrive padre Remigio da Cavedine (1877-1958), primo custode della Santa Casa di Loreto, il trafiletto citato è parte di una lettera inedita inviata dal religioso trentino, morto in concetto di santità, alle sorelle Agostina e Isolina Roncher di Cavedine, in occasione degli auguri di Natale del 1953. Lettere, fotografie e testimonianze inedite sono riportate nel recente libro “L'esorcista di Loreto – padre Remigio da Cavedine primo custode della Santa Casa” di Walter Salin, scrittore e artista poliedrico di Rovereto. E' la prima pubblicazione su questa figura di grande spessore spirituale e molto umile, conosciuta a Loreto ma non da noi. Fu “il primo cappuccino a svolgere l'importante incarico di custode della Santa Casa”, dopo che Pio XI aveva tolto l'incarico ai canonici per affidarlo all'ordine francescano, fu un “esorcista ricercato e rinomato” a cui si rivolgevano persino cardinali e vescovi anche dall'estero, e “confidente di san Pio da Pietrelcina”, come scrive nella prefazione padre Giuseppe Santarelli, direttore della “Congregazione universale della Santa Casa” di Loreto. “Speriamo che la raccolta di questa documentazione possa stimolare l'interesse, in vista magari di una possibile apertura di causa di beatificazione per una persona considerata santa da chi ha potuto conoscerla da vicino”, afferma Salin. Un tentativo per avviare la causa c'era stato a metà degli anni Sessanta. Il libro è stato presentato dall'autore, il 13 novembre, presso Casa natale Rosmini, a Rovereto. Padre Remigio – al secolo Enrico Pietro Berteotti – era legato da forte amicizia con padre Pio, anche se ebbe modo di incontrarlo fisicamente una sola volta. Il loro era un legame spirituale. Il santo di Pietrelcina, anche lui innamorato della Vergine e della Santa Casa, si univa infatti in bilocazione alla recita del rosario vespertino di padre Remigio. Fu il religioso trentino a rivelare a Giovanni Bardazzi, un figlio spirituale di padre Pio, che il Santo delle stimmate giungeva in spirito ogni sera puntualmente, alle 21, presso la Santa Casa. Il Bardazzi fu testimone dell'evento dopo aver insistito molto con padre Remigio per parteciparvi. Il frate di Cavedine indicò al Bardazzi delle catenelle che delimitavano il percorso dei pellegrini nella Santa Casa e disse che, quando entrava padre Pio, le sfiorava con il saio ed esse tintinnavano. Così fu, una sera alle 21, appena padre Remigio iniziò ad intonare il “Deus in adiutorium…” le catenelle cominicarono a tintinnare. Quella di Bardazzi è una delle testimonianze ufficiali riportate negli Annali della Santa Casa. Il libro si divide in due capitoli, il primo riporta i documenti già conosciuti della vita di padre Remigio, il secondo quelli inediti. Ques'ultimi sono stati ottenuti dalla famiglia Roncher di Cavedine – parenti di Rosella Roncher, moglie dell'autore – che ebbe la fortuna di ospitare nella propria casa padre Remigio nei periodi di vacanza. Testimonianze e altro materiale sono giunti anche dai discendenti della famiglia Berteotti, da padre Corrado Brida, confessore presso il convento dei Cappuccini a Rovereto, che conobbe personalmente padre Remigio, e da altri testimoni a Loreto. Il libro (10,00 euro) può essere ordinato presso l'autore: salin.walter@libero.it.

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