“Rimettiamo al centro la libertà”

Parla Marco Ventura, fresco direttore dell'Istituto per le Scienze Religiose della FBK: “Religioni e diritti umani? Più dialogo e conoscenza reciproca”

Un giurista che si è lasciato affascinare dalla teologia, anzi dalle teologie. Un docente universitario sfidato ogni giorno dalla cronaca. Un teorico della libertà e della tolleranza lusingato dal trovarsi nella città del Concilio: Marco Ventura, perugino, 51 anni, si è insediato da pochi giorni sulla scrivania – che fu di Alberto Bondolfi, Antonio Autiero e Iginio Rogger – alla guida di ISR/FBK.

Prof. Ventura, quando ha sentito parlare per la prima volta di Trento con il suo Istituto di Scienze Religiose?

Da sempre, direi. Dieci anni fa però in un convegno sulla laicità in Italia e in Germania venni a Trento su invito del prof. Rusconi.

E il motivo per cui si è proposto come direttore?

E' legato agli ultimi tre anni di studio all'Università di Lovanio, in Belgio, dove ho lavorato da giurista canonista, ma a stretto contatto con la facoltà di teologia. M'intrigava la possibilità di proseguire a Trento questo dialogo fra le questioni giuridiche e le scienze religiose. Quello che io stavo cercando confluiva nel profilo inseguito da FBK.

Qual è il centro d'interesse della sua ricerca?

Il rapporto tra le religioni e i diritti umani. Un tempo le religioni hanno guardato ai diritti umani con fonte d'ispirazione, anche come minaccia. Ora è il momento per un dialogo più fecondo. Da una parte le religioni si rendono conto che i diritti umani sono anche frutto del loro travaglio, dall'altra chi si occupa di diritti umani ha capito che non si può isolare dalle religioni. Devono dialogare, ascoltarsi e anche trasformarsi a vicenda: il futuro chiede loro un rapporto dinamico, reciproco, anche scomodo.

Cosa intende per religioni?

Dalla Chiesa cattolica romana ai pastafariani, quelli che adorano lo spaghetto volante. Il fenomeno religioso è molto ampio, ogni giorno ci sorprende, se sappiamo aprire gli occhi. Le nuove manifestazioni del divino rappresentano ancora una sfida per l'uomo.

Trento è anche città di dialogo interreligioso, il Tavolo conta più di dieci appartenenze…

Vengo a Trento con una grande voglia di scoprire e di capire quanto qui esiste. Cercherò subito d'incontrare le realtà più strutturate, nostri primi interlocutori.

L'FBK le ha affidato la missione tematica del rapporto fra le religioni e il diritto, poco indagato da altri Centri.

Il punto di partenza sarà la diversità religiosa. Essa comporta anche coabitazione e conflitto, identità e ibridazione. Trento ha conosciuto questi aspetti nella sua storia e ancora vuole interagire con la diversità religiosa con la preoccupazione di favorire il dialogo e la comprensione.

All'Istituto voi formate anche insegnanti di religione…

Un tempo la preoccupazione dominante è stata distinguere l'ambito religioso da quello laico. Oggi qui e altrove possiamo attraversare i confini e guardare alla dimensione della confessionalità e della laicità con un atteggiamento di apertura alla sperimentazione.

Parliamo dei diritti umani, oggi interpellano anche molti aspetti bioetici, all'inizio e al fine vita.

Certo, sono importanti il tema della vita nelle sue varie forme e della corporeità. Non solo nella prospettiva di aborto e eutanasia, ma anche del rapporto fra le culture, come si vede nel dibattito sul burka. La sfida nuova è data poi dall'alta tecnologia, con il potenziamento o la scomposizione del corpo. E qui a Trento abbiamo centri di ricerca molto specializzati.

Qual è il faro per lei nella ricerca, rispetto alla babele delle posizioni oggi?

La parola chiave per me è libertà, intesa come percorso individuale e comunitario. Dobbiamo curarla e accudirla, la libertà. Rimettendola al centro della riflessione ne riscopriamo tutta la ricchezza. Per le religioni essa è una sfida straordinaria: possiamo distinguere fra persone che hanno fatto l'esperienza del religioso come esperienza di libertà e chi invece l'ha vissuta come fuga dalla libertà.

Il Trentino mi sembra aiuti a cogliere il religioso come esperienza di autenticità personale.

Con lo Studo Teologico Accademico Tridentino che rapporti vede?

C'è disponiblità sincera e profonda a lavorare insieme. Voglio imparare, devo capire la storia e il progetto delle varie realtà… vale anche per il nostro Centro. Con la sola preoccupazione che ognuno faccia la propria parte, non certo per autoreferenzialità ma in relazione alle risorse, alle vicende, al progetto di formazione che si persegue e che è opportuno dichiarare.

Cosa non si riesce a scorgere dentro la cronaca, anche insanguinata, dei conflitti religiosi?

Spesso non ci rendiamo conto delle trasformazioni delle religioni tradizionali e diamo delle letture stereotipate, come se le identità religiose fosse stabili. Invece no, le religioni si muovono nel tempo e anche nello spazio geografico. Un autorevole proiezione al 2050 attesta ad esempio che quasi la metà dei cristiani verrà dall'Africa subsahariana e che l'islam si sposta sempre di più dal medioriente all'Asia. Non si parla ancora a sufficienza di queste trasformazioni interne dalle quali dipenderà la nostra vita nel futuro. Le stesse autorità religiose non ne sono consapevoli.

Qualche esempio?

Beh, sappiamo che non ci sarebbe l'Isis senza le reclute che arrivano dall'Europa occidentale…Penso poi al velo, spesso visto come simbolo di una religione stabile e tradizionale; se invece ascoltiamo il vissuto delle giovani che lo portano, ci accorgiamo quanto anche la loro visione religiosa sta cambiando.

Vale per il cattolicesimo?

Moltissimo. Abbiamo visto cosa ha portato un Papa latinoamericano… e quando ci sarà un Papa africano o asiatico? Ma già adesso osservo cosa significa per una piccola parrocchia di periferia avere sul pulpito un giovane prete di colore che tiene l'omelia. Pensate che novità rappresenta per lui, ma anche per quella comunità.

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