Una scuola… di successo

L’impegno della scuola trentina per rimuovere le difficoltà di apprendimento e promuovere cittadini attivi

“Nessuno nasce pelandrone né cattivo né delinquente; la gente nasce tutta uguale, e sono solamente gli altri che trattandoti male ti guastano il sangue”. La citazione di Cesare Pavese riassume un po’ il nocciolo della questione attorno al quale si è sviluppato, sabato 29 ottobre presso l’Istituto di Formazione Professionale “Sandro Pertini” di Trento, il convegno “Accompagnare i ragazzi nella crescita e al successo. Pratiche a confronto”. Una frase con la quale Andrea Bertoldi, docente presso la Formazione Professionale a Trento, apre ”Clap”, il libro che racconta il progetto “Classe aperta” (vedi VT n. 15/2016). Una delle concrete proposte pedagogiche per combattere la dispersione scolastica, di cui si è parlato nella giornata di sabato, assieme all’esperienza “Arte-terapia” che si sperimenta in Emilia Romagna, al “Progetto Trapezio” promosso dall’Istituto Comprensivo Trento 7, alla proposta “Cometa” dell’omonima associazione di Como, per la formazione professionale ed il mondo del lavoro.

“Il tema della dispersione scolastica, è centrale ed importante per tutta la scuola trentina e per la politica scolastica in particolare”, ha ribadito la dottoressa Livia Ferrario, Dirigente Generale del Dipartimento della Conoscenza provinciale, nel suo intervento di apertura. Le ha fatto poi eco Michele Schelfi, Dirigente dell’Istituto di Formazione Professionale “S. Pertini” di Trento, che ha sottolineato la necessità di intervenire per rimuovere le difficoltà di apprendimento di chi vive in una realtà di disagio, “perché tutta la società ne abbia un vantaggio”.

La dispersione scolastica, generata da un insuccesso scolastico, è tuttavia un tema delicato e complesso. I ragazzi che sono maggiormente a rischio, vivono in un contesto sociale e culturale complesso ed è difficile lavorare in modo preventivo su di loro. I dati riportati da Antonio Schizzerotto, professore emerito di Sociologia e direttore dell’Istituto per la Ricerca della Fondazione Bruno Kessler di Trento, evidenziano proprio l’incidenza delle disuguaglianze educative sul mercato del lavoro, in modo trasversale. Per questo “dovremmo lavorare sulla resilienza di questi studenti – ha proposto Luciano Covi, direttore di Iprase del Trentino – attraverso soluzioni e pratiche che attivino la capacità di riorganizzare positivamente la propria vita nonostante le difficoltà”.

I dati di Eurostat relativi al 2015 parlano del 14,7% di dispersione scolastica in Italia, del quale l’11% al nord (11,5% al centro e il 19,2 al sud) ed in particolare l’8% in Trentino, dopo Veneto, Umbria e Abruzzo. I dati evidenziano che là dove c’è un contesto sociale organizzato e dove i ragazzi hanno la possibilità di acquisire competenze formali, la dispersione si riduce notevolmente.

“In Trentino – ha ricordato Marco Rossi Doria, esperto in politiche educative – il sistema è buono e ci si può concentrare sulle politiche di resilienza, senza però abbandonare il welfare. Si può e si deve affinare e sofisticare il sistema, lavorando sulla capacità di aspirare a, sull’ambizione e la volontà dei ragazzi, per sviluppare la loro possibilità alla vita”.

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