Che stupore il cielo del Duomo:“In pochi centimetri riassunti secoli di storia”

Svelati gli affreschi settecenteschi nelle volte della parete nord. Ecco le colonne a forme di goccia e le altre sorprese di un restauro sempre più affascinante

La “pulizia” del cielo del Duomo di Trento svela particolari che destano stupore e anche sorpresa. Un sopralluogo sui ponteggi che fasciano la parete nord, dove si lavora dal 13 marzo scorso per il primo lotto di restauro conservativo finanziato al 75% dalla Provincia, consente di ammirare sotto le volte del “cielo stellato” parte degli affreschi settecenteschi che alla fine del 1800 erano stati ricoperti con una scelta oggi discutibile, dettata però della cultura dell'epoca. Già era nota dalla ricerca storica l'esistenza di quelle che sono sempre state definite “scene del Nuovo e Antico Testamento”, ma gli esperti possono finalmente studiare a fondo gli affreschi tornati alla luce, anche se in parte deteriorati dagli agenti atmosferici. Appare confermata l'attribuzione al pittore bolognese Cavicchioli, da approfondire invece l'interpretazione iconografica, ancora incerta. Qualche ulteriore indagine è prevista anche per le decorazioni di epoca trecentesca – cornici colorate che seguono e “marcano” i costoloni – di cui si conosceva l'esistenza e che alcuni “tasselli” di ispezione hanno confermato.

Martedì mattina i tecnici specializzati dell'impresa Lares di Venezia (qualificatisi tutti negli istituti di restauro di Firenze e Roma) stavano ad esempio completando l'esame chimico dei diversi pigmenti colorati attraverso uno strumento portatile (fluorescenza a raggi X) con la guida della dott.ssa Giovanna Alessandrini, uno dei massimi esperti in Europa nello studio della pietra: consentiranno acquisizioni importanti anche per il restauro dei lotti successivi (la navata centrale e il transetto nord): “E' interessante notare come questo accurato lavoro offra conoscenze di interesse assoluto e generale, non solo per gli interventi successivi qui all'interno del Duomo – osserva l'ing. Edoardo Iob che segue il cantiere per l'Arcidiocesi – a conferma che il restauro via via alimenta se stesso, offre soluzioni divese e indica nuovi passaggi”.

Forse anche per questo il cantiere si protrarrà più del previsto, ma si respira forte la convinzione di lavorare anche per i posteri. “E' affascinante osservare come in pochi metri quadrati lo studio della pietra e delle varie decorazioni sovrapposte – confida l'arch. Ivo Maria Bonapace, direttore dei lavori – riesca a riassumere e quasi trattenere secoli di storia, di fede e anche di gusto artistico e architettonico. Nostro compito è cercare di consegnarlo in modo leggibile agli studiosi che seguiranno”.

E' il dovere della documentazione – anche della “riconsegna” al pubblico dei fedeli – per cui ogni particolare viene monitorato ma anche fotografato e catalogato. Talvolta è necessario anche fare scelte impegnative come nel caso dell'affresco di Maria “nascosto” dall'altare dedicato al Bernardo Clesio.

Non va dimenticato che il restauro della pietra, condotta soltanto con applicazioni di acqua dai risultati molto “sbiancanti”, punta a ridare luce ma anche a consolidare l'edificio. Minuzioso il controllo statico dei pilastri che hanno dato anche un esito sorprendente: “Nel togliere le pietre dei quattro angoli del primo pilastro – ci mostra ancora stupìto l'arch. Stefano Lorenzon, dell'Impresa Lares – sono emerse delle colonnine a forma di goccia. E' una soluzione molto interessante e inaspettata utilizzata all'epoca della costruzione del Duomo per migliorare evidentemente la solidità dei pilastri”. Ecco un altro tassello di conoscenza che “riscrive” la storia dell'edificio: il tutto, dopo le necessarie iniezioni di malta fluida, viene ricollocato al suo posto (“nessuna pietra è stata sostituita”) e riportato nel resoconto del restauro. La stessa cura viene riservata ad esempio ad alcune piccola aperture che punteggiano la parete nord: sono le cosiddette “buche pontaie” che erano servite ai maestri comacini costruttori del Duomo per procedere in alto con il loro annoso cantiere. Anche quelle vengono risanate, studiate ed evidenziate,a testimonianza che sotto il cielo della cattedrale la storia ha ancora tanto da raccontare.

Diego Andreatta

[DIDA0 = I restauratori al lavoro sotto le volte della Cattedrale di San Vigilio, parete nord. Fotoservizio Gianni Zotta.

L’arch. Ivo Maria Bonapace, direttore dei lavori: “In pochi centimetri si riassumono secoli di storia”

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