Le due valli verso la marcialonga “pastorale”

Da secoli gli esploratori delle Dolomiti hanno orientato la loro bussola a nordest. Fiemme e Fassa fin dagli albori dell’alpinismo hanno calamitato con le loro guglie ardite l’interesse dei primi viaggiatori e degli alpinisti più arditi – compresi principi e regnanti – mentre le rarità mineralogiche e botaniche hanno diffuso il nome delle due valli fra gli scienziati e i naturalisti di tutto il mondo. Accendendo la fantasia dei romanzieri di fronte al miracolo dell’enrosadira, le Dolomiti fassane e fiemmese sono state spesso associate sulle carte turistiche.

In verità, come più volte ripeteva l’indimenticabile storico della val di Fassa, padre Frumenzio Ghetta, le due vallate presentano profili storici peculiari e distinti. Da Moena in su si registrano fin dal 1200 statuti comunali con l’appartenenza alla ladinità ha avuto un effetto identitario che ha spinto l’aggregazione verso il passo Sella e le altre valli ladine dell’Alto Adige e del Bellunese. Da Moena in giù, invece, la spinta è stata verso la pianura di Bolzano e della Rotaliana da una parte, val di Cembra e Primiero dall’altra. Ad assecondare e sancire il distacco amministrativo fra le due valli è arrivato il distacco del Comprensorio fassano da quello fiemmese negli anni Ottanta e poi la nascita del Comun general de Fascia nel 2010.

Non si chiede alla zona pastorale di dimenticare la storia ed il giustificato senso di appartenenza valligiana. Peraltro, lo scorrere tranquillo delle acque del torrente Avisio ci indica il legame di vicinanza ora sottolineato dal nuovo assetto diocesano in questa prima Assemblea del prossimo 13 ottobre.

Può essere visto come un’opportunità prima ancora che un’urgenza. Prende atto che anche quassù l’adesione alla fede cristiana, nonostante tanti esempi di fedeltà e anche promettenti iniziative di rilancio, non è più quella plebiscitaria di un tempo. Conoscersi, incontrarsi, unire le forze può essere una dimensione provvidenziale alla nascita di una realtà nuova. Non a caso, anche quando nel lontano 1972 partì la prima edizione della Marcialonga pochi avrebbero scommesso che le due valli l’avrebbero tenuta in vita così a lungo. Con ricadute economiche, ma non solo. I passi compiuti insieme dai sempre meno numerosi parroci delle due valli ed ora gli incontri per preparare l’Assemblea pastorale dicono che il traguardo non è irrangiungibile: sarà una marcialonga “pastorale”, ma per il Vangelo non c’è competizione, se non quella di “stimarsi a vicenda”.

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