Agricoltura, “bio” è bello, local meglio

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Più che  “bio”, meglio a chilometro zero. Per i consumatori è importante che un prodotto – in particolare la mela – sia coltivato dal contadino più vicino a casa, una circostanza che trasmette fiducia e garanzia di salubrità più dell’indicazione sul tipo di coltivazione, biologica, integrata o biodinamica che sia. Una tendenza intercettata da un sondaggio svolto dall’osservatorio Agroter per conto dell’Apot, che è stato presentato stamane nel corso di una conferenza stampa nella sede della Cooperazione trentina, a Trento. Una ricerca sul significato di “sostenibilità” per il consumatore europeo di mele svolta su un campione di 1.500 persone suddiviso equamente in danesi (500), spagnoli (500) e tedeschi (500). Sul tema del biologico la previsione è quella di arrivare a 800 ettari dedicati entro il 2022, con l’incremento delle quota delle varietà ‘resistenti’ che arriverà a circa il 4% del totale. Nel 2015 gli ettari coltivati a biologico in Trentino erano 401, poco meno del doppio di quelli censiti dieci anni fa, nel 2005 (252 ettari, saliti a 270 nel 2010).“È passato meno di un anno – ha spiegato Ennio Magnani, presidente dell’Apot – dall’inizio delle attività di informazione e comunicazione che l’Apot ed i Consorzi associati hanno deciso di attivarsi per dare trasparenza e maggiore valore alle tante iniziative realizzate nel campo della sostenibilità.Un intenso lavoro di ricerca ed innovazione, fatto oggi anche di relazione e di condivisione, dove ognuno ha operato con la massima serietà, professionalità e concretezza, consapevole di sostenere e realizzare progetti finalizzati a garantire un futuro al nostro territorio e alle nuove generazioni”.

E l’impegno verso una visione della frutticoltura trentina sempre più sostenibile e condivisa prosegue ha aggiunto il direttore di Apot Alessandro Dalpiaz (Ascolta audio qui sotto)  

Cardine del progetto rimangono i controlli analitici della frutta, dove si è riscontrato che il 99,4% dei campioni risulta conforme.

Oltre alla consueta attività di revisione delle irroratrici, degno di nota il dato che emerge dalla raccolta di imballaggi fitosanitari ed altri rifiuti agricoli, organizzata da Apot, che evidenzia un  deciso calo nei conferimenti dal 2012 al 2017, sintomo di una maggiore consapevolezza e attenzione nell’utilizzo e smaltimento.

“Il bilancio di sostenibilità della frutticoltura trentina è la dimostrazione concreta dell’applicazione della strategia del sistema frutticolo trentino per garantire uno sviluppo sostenibile delle proprie attività” ha sottolineato Mauro Fezzi, presidente della Cooperazione Trentina (Ascolta audio qui sotto

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