Memoria e identità

Le riflessioni che hanno fatto da sfondo alla Festa provinciale dell'emigrazione

Tre giorni intensi d’incontri e riflessioni hanno visto la comunità di Primiero, dall'11 al 13 luglio, impegnata ad accogliere la Festa provinciale dell’emigrazione. Cogliendo l’invito dell’Associazione Trentini nel Mondo e della Provincia autonoma di Trento, quest’anno l'appuntamento è stato organizzato dalla Comunità e dai Comuni di Fiera di Primiero, Canal San Bovo, Imer, Sagron Mis e Transacqua, con la preziosa collaborazione delle associazioni di volontariato locali.

La tavola rotonda di venerdì, a Imer, è stata occasione per capire, attraverso diverse testimonianze, i motivi della partenza, la disperazione della scoperta di una realtà diversissima da quella promessa, i sacrifici e le fatiche del sopravvivere, la malinconia per i luoghi lasciati, la speranza di un futuro meno difficile. Ma la Festa dell’emigrazione è stata anche la festa dell’integrazione e della condivisione vissuta grazie a momenti quali “il Sabato del mondo” a Sagron Mis. Il presidente della Comunità di Primiero, Cristiano Trotter, ha ricordato come “questo momento annuale provinciale d’incontro e di allegria è dedicato anche a noi stessi e alle nostre giovani generazioni. È dedicato alla volontà di uscire dalla facile retorica dell’emigrazione, che rischia soprattutto per noi trentini di diventare soltanto un ricordo del passato e relegato all’ambito del folklore. È invece elemento costitutivo della nostra identità”.

Il presidente dell'Associazione Trentini nel mondo, Alberto Tafner, ha ricordato gli amici Luigi, Rino e Giovanni Battista che saranno sempre con noi. “Oggi gran parte della società è vittima della peggiore globalizzazione. Nel profondo sappiamo che non si potrà andare avanti così. Per questo ci aggrappiamo a figure come quella di Papa Francesco. Lui ci sta insegnando un modo diverso di vivere che pone al centro la persona, la famiglia e non il profitto. Noi vogliamo continuare ad illuderci che fare del bene torni a vantaggio di tutti”.

Domenica, dopo la sfilata con le autorità e i circoli, il vicario don Lauro Tisi ha celebrato la Messa nella chiesa arcipretale, con il decano don Giampietro Simion e don Duccio Zeni. Ha lasciato il segno la predica del vicario con applauso finale. Al centro la crisi della parola nonostante essa, attraverso la tecnologia, sia capace in tempo reale di fare il giro del mondo. “La parola – ha spiegato don Lauro Tisi – corre senza lasciare traccia, nulla ormai è più fragile delle parole. Vuota, infedele, un balbettio a cui nessuno da credito. Ma perché la parola non parla più? Perché le parole sono prive di memoria. Hanno alle spalle solo l'ossessione di un presente. Ma un popolo senza memoria e un popolo senza futuro. E dico grazie ai Trentini nel mondo che fanno lo sforzo di tenere viva la memoria e la storia del nostro Trentino. Sento il dovere di far correre la parola che abbiamo appena ascoltato che ha sulle spalle 2000 anni di vita. Il cuore del Vangelo di domenica non è il terreno ma il seminatore che semina ovunque. Il mondo ha bisogno di uomini che tornino ad essere generosi. Ma la parola deve essere libera e non deve imporsi. Abbiamo bisogno di liberarci dalla possessività e ritornare a scoprire la bellezza delle relazioni”.

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