Stava, l’Europa impara

A trent’anni di distanza, la tragedia di Stava con le sue 268 croci e la sua eredità di dolore incolmabile, ha raggiunto il cuore dell’Europa, il Parlamento di Strasburgo. Per far capire ai responsabili delle nazioni e del creato che “quei 268 uomini non devono essere morti invano” e per chiedere “rispetto e vigilanza – come dice la mostra inaugurata martedì scorso nella sala “Emilio Colombo” dall’europarlamentare Herbert Dorfmann – di tutte le normative di sicurezza”. Che ora, trent’anni dopo, sono dettagliate e severe, fissate in una direttiva sulla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive che è stata emanata nel 2006 dal Consiglio d’Europa proprio sulla base della tragica lezione di Stava e di altri analoghi disastri: Aberfan in Galles nel 1966, Aznalcollar in Spagna nel 1998 e Naia Mare in Romania nel 2000.

Una direttiva che l’Italia ha recepito nel 2008 e che in questo trentesimo anniversario sarà approfondita da giovedì a sabato in val di Fiemme con due diversi convegni formativi: uno promosso dal Consiglio Nazionale dei Geologi ed uno specifico sul tema dei riempimenti di terra, voluto dall’Associazione Geotecnica Italiana e dagli Ingegneri della Provincia di Trento, assieme alla Fondazione Stava 1985: “Ci saranno i massimi esperti europei per mettere a confronto le esperienze maturate nella gestione dei bacini di decantazione e più in generale anche delle discariche dismesse, ma ancora pericolose”, ci spiega Graziano Lucchi, appassionato presidente della Fondazione Stava 1985 (subentrata alla prima Associazione Sinistrati val di Stava) che a Strasburgo ha ricordato come anche dopo Stava ci sono stati nel mondo altri 55 disastri, 9 in Europa, fra i quali quello dei “fanghi rossi” del 2010 in Ungheria che ha evidenziato anche gravi conseguenze sui soccorritori e sull’ecosistema: “Il nostro lavoro di documentazione e di vigilanza corrisponde bene a molti temi evidenziati dal Papa nella sua enciclica sull’ambiente”, aggiunge Lucchi che ha previsto una riflessione sul testo di Francesco, al quale s’ispirerà anche mons. Bressan nella sua omelia di domenica 19 luglio.

Da qualche anno chi visita il Centro voluto con l’Alto Patronato dell’allora presidente Ciampi a Stava può completare il percorso con una passeggiata di circa tre ore su fino alla zona della miniera e dei suoi bacini: il “Sentiero della Memoria” è meta durante l’anno di numerose scolaresche che arrivano da tutt’Italia e sono invitate a cogliere il valore del lavoro nel rispetto della natura. Spiega Michele Longo, segretario-regista della Fondazione e guida di questi percorsi didattici: “I giovani restano impressionati dalle proporzioni di questa tragedia di cui non avevano sentito parlare, ma cerchiamo di portarli soprattutto a guardare al futuro per cogliere il messaggio di attenzione e di responsabilità che non è solo individuale ma anche aziendale, comunitaria, politica. E’ quanto emerge dalla ricostruzione anche giudiziaria della vicenda di Stava”.

E proprio i giovani fiemmesi si sono attivati con due iniziative che saranno presentate in ottobre: un racconto a fumetti che riprende la trasmissione di generazione in generazione della “lezione” di Stava e una pubblicazione dei giovani studenti della “Rosa bianca” di Cavalese che hanno raccolto varie interviste sotto il titolo “L’estate in cui Stava ci venne a cercare”.

“Anche il Comune vuol continuare a fare la sua parte nel mantenere la memoria attiva e far crescere la responsabilità delle nuove generazioni”, afferma la fresca sindaca di Tesero Elena Ceschini, 28 anni. Non era ancora nata il giorno della tragedia, ma spetterà a lei il compito di accogliere i numerosi parenti delle vittime che torneranno come ogni anno anche da fuori provincia (molte vittime erano villeggianti lombardi, alcuni organizzati dalle ACLI milanesi) per partecipare alla Via Crucis serale, alla Messa e alla visita al cimitero di San Leonardo.

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