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La Giunta provinciale ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale una serie di norme contenute nella legge nazionale di stabilità 2016. Il ricorso alla Corte ha soprattutto una funzione cautelativa: a seconda dell’interpretazione, infatti, le norme statali in questione potrebbero causare conseguenze negative per le finanze provinciali e per gli ambiti di esercizio dell’Autonomia. La legge di stabilità 2016 – come preso atto con soddisfazione anche dalla Giunta – riconosce da un lato la validità del Patto di garanzia siglato con il Governo nel 2014, che definisce in modo completo la quantità del concorso posto a carico della Regione e delle Province di Trento e di Bolzano per il risanamento dei conti pubblici nazionali. Lo sviluppo della legge di stabilità in sede parlamentare, un iter lungo e complesso, ha portato però all’inserimento di alcune disposizioni non coerenti con il Patto stesso, che rischiano di addossare ulteriori limiti o oneri finanziari a carico delle Province autonome. Tra le norme impugnate c’è la organizzazione ed erogazione dei servizi sanitari, quali ad esempio la riduzione dei posti letto ospedalieri e la riorganizzazione dell’assetto del personale sanitario per rispettare l’orario di lavoro del personale sanitario previsto dalle norme europee. Sono queste infatti materie che il Trentino disciplina con normative provinciali.