L’unione fa la buona cooperazione

“Lavorare insieme in modo più stretto è una prospettiva quasi obbligata per le associazioni di cooperazione internazionale trentine”

Il primo Forum delle associazioni trentine di cooperazione internazionale allo sviluppo non solo ha confermato la vivacità e la ricchezza dell’esperienza trentina di solidarietà internazionale e suscitato – come abbiamo scritto (vedi VT n. 28/2016) – l’interesse e il plauso della neonata Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Tappa di un percorso iniziato addirittura nel 2011, il Forum ha raccolto le sfide indicate nelle recenti Linee guida approvate dalla Giunta provinciale di Trento e richiamate proprio nell’incontro di mercoledì 13 luglio dall’assessora competente Sara Ferrari (“Fare più sistema, migliorare la qualità degli interventi, fare meglio con meno risorse e innovare sia dentro i progetti sia nel quadro organizzativo”). Per le 287 associazioni attive sul territorio per promuovere iniziative nell’Africa subsahariana, in America Latina, nell’Est Europa e in Asia si apre una stagione nuova. “Il confronto con il mondo delle imprese, sancito dalla legge 125/2014 sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo e ribadito dalle Linee guida provinciali, è uno stimolo potente”, spiega Paulo Lima, rappresentante delle associazioni nel direttivo del Centro per la formazione alla cooperazione internazionale e fellow Ashoka, una comunità internazionale di imprenditori sociali. “Lavorare insieme in modo più stretto è una prospettiva quasi obbligata per le associazioni di cooperazione internazionale trentine, chiamate a cercare un coinvolgimento più forte del settore privato”. Stringere alleanze, rafforzare il lavoro comune è un primo passo, che qualcuno ha già intrapreso, spiega Lima. Ma già si comincia a guardare senza timore alla possibilità di fusioni tra associazioni o a forme di consorzio, che permetterebbero di dare più impatto ai progetti e di avere più forza, ad esempio, nel partecipare ad un bando europeo.

Come per i Comuni trentini, per le associazioni di cooperazione allo sviluppo si apre una stagione di fusioni, per operare meglio e in modo più efficace? E' una prospettiva reale?

Di recente, due associazioni, Viração e Jangada, hanno realizzato una fusione. Non vedo perché altre associazioni trentine che si occupano di solidarietà internazionale non dovrebbero cogliere l'opportunità di mettersi insieme – magari in forma di consorzio, fondendosi o secondo altre modalità che possono essere sviluppate in modo creativo.

Dall'assessora Ferrari è venuto l'invito a fare massa critica, a collaborare maggiormente, coinvolgendo anche gli attori economici del Trentino.

Finora il Forum era un luogo di confronto delle associazioni. Ci siamo chiesti se non sia il caso di allargare questo luogo di confronto, proprio per coinvolgere anche altri attori, e abbiamo cominciato a delineare un metodo di lavoro per il Forum stesso.

Le associazioni temono il confronto? o lo vedono come occasione di crescita?

E' un dibattito che stiamo iniziando ora. Anche perché siamo ancora in attesa dei decreti attuativi della nuova legge sulla cooperazione. Non sappiamo se e in che modo il settore profit e le imprese avranno accesso ai fondi pubblici, ad esempio. E come la presenza di questi attori cambierà il ruolo delle associazioni.

Cosa è emerso riguardo alla filosofia degli interventi di cooperazione internazionale, alla dimensione politica dell’azione?

Lavorare insieme settore privato, amministrazioni pubbliche e non profit è una cosa stupenda, quello che è in gioco non è il logo di un'associazione A, B, C o di un'impresa A, B, C, D o di un'amministrazione locale. E’ in gioco il futuro del pianeta, delle persone, la salute, i diritti umani. Più attori siamo per affrontare le nuove sfide globali, più risposte – e risposte più qualificate – avremo.

Tra le nuove sfide globali c’è il fenomeno migratorio. Di fronte ai migranti c’è chi dice: “Aiutiamoli a casa loro”.

Le associazioni di solidarietà internazionale preferiscono cambiare verbo: “cooperiamo a casa loro” e lo stanno già mettendo in pratica da tantissimi anni. E se non l'avessero fatto la crisi migratoria sarebbe molto più grave e drammatica.

In concreto, come traducono quello slogan le associazioni?

Investendo sempre di più in progetti di qualità, efficaci, capaci di far crescere una cultura dello sviluppo sostenibile nei Paesi dove operano. Ma anche chiedendo trasparenza nell'uso dei fondi pubblici e il rafforzamento della società civile locale.

Le comunità di immigrati presenti in Trentino possono essere coinvolte? E come?

Ce lo siamo chiesti. In che modo possiamo rafforzare le loro esperienze, le loro proposte, non soltanto qui, ma anche nei loro Paesi d'origine? Negli immigrati che sono già in Trentino e in chi sta arrivando possiamo avere dei grandi alleati.

Le associazioni sono attrezzate per affrontare questo cambiamento culturale, sapranno rapportarsi con le realtà profit?

Partiamo da buone esperienze. Dovremo però essere tecnicamente più preparati. Il Centro per la formazione alla cooperazione internazionale in questo può avere un ruolo fondamentale. E penso che sia molto importante anche il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Su tutto ciò ci siamo confrontati, riflettendo, dibattendo, discutendo. Accanto alle associazioni e alla Provincia Autonoma di Trento ci sono nuovi attori: dobbiamo trovare il modo di dialogare e di fare le cose insieme.

L'esperienza dei Tavoli può aiutare?

Credo proprio di sì. Penso al Tavolo Mozambico e al Tavolo Balcani, che hanno dato risposte efficaci e prodotto risultati d'eccellenza. Ma accanto a questi strumenti “istituzionali” ci sono anche risposte informali che si sono dimostrate molto produttive.

Qualche esempio?

Una trentina di associazioni che lavoravano con il Brasile si sono messe insieme in modo informale. Le associazioni della Vallagarina che si occupano dell'Africa si sono date un coordinamento e promuovono ogni anno un percorso di formazione, di dibattito, di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e dei media sui grandi problemi che l'Africa affronta. Il Forum è solo uno strumento che rafforza un sistema che già funziona.

Dopo questo primo Forum, sono in programma altri incontri?

Questo è un percorso permanente, anche per volontà della Provincia che crede fortemente in questa formula. In autunno ci sarà un secondo appuntamento per dare continuità a questo metodo di lavoro.

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