“Le mafie sono tornate più forti”

A Trento, Rovereto, Sanzeno e Cles don Luigi Ciotti ha incontrato persone di tutte le età. “Ho trovato sale attente e grande trasversalità”, ci racconta]

[“I migranti sono lottatori di speranza che hanno attraversato deserto e mare alla ricerca della terra promessa”

Progetti, incontri, pubblicazioni. Nonostante i suoi 74 anni don Luigi Ciotti è un fiume in piena. Lo incontriamo all'indomani della serata nell'auditorium del Duomo. Le ore di sonno sono state poche, ma la sua energia è contagiosa. Trovare la scorta nel cortile fa sempre effetto, ma per il sacerdote di origini bellunesi sono ormai una seconda famiglia.

Trento, Rovereto, Sanzeno e Cles sono state le tappe delle sue intense 24 ore in provincia dove ha incontrato persone di tutte le età spiegando le attività del gruppo Abele e dell'associazione Libera, ma rimarcando le emergenze italiane. “Ho trovato sale attente e grande trasversalità”, racconta don Luigi Ciotti, classe 1945. “Purtroppo ci si è fermati a Falcone e Borsellino e la percezione delle mafie è diminuita. Manca l'equazione sangue-mafia e si pensa che il problema sia minore. Le mafie sono tornate più forti, nonostante l'impegno di magistrati ed istituzioni. Una preoccupazione globale che coinvolge tutte le regioni ed anche in Trentino, fra non molto, scoprirete questo problema. Dove ci sono bellezza ed affari, le mafie sanno inserirsi. In particolare la cosiddetta area grigia, ovvero la zona di commistione fra legale ed illegale, è sempre più difficile da penetrare”.

Tra le grandi piaghe mondiali c’è sempre la droga.

“Secondo L'ONU la produzione di oppio è cresciuta del 30% e in Italia è tornata la preoccupazione. Sono giunte nuove sostanze e il problema è stato sottovalutato. Preoccupano gli stupefacenti, ma ci sono altre dipendenze da affrontare. Bulimia, anoressia, consumismo e pure la piaga del web. Bussano alla nostra porta famiglie con figli che si chiudono nelle loro stanze risucchiati in pericolose realtà virtuali”.

Tecnologia e nuove generazioni: un binomio spesso pericoloso.

“Innovazioni importanti con delle positività, ma conta la modalità d'utilizzo. Si scorrono immagini a velocità devastante: non bisogna perdere la valutazione critica e senza confondere contatti con relazioni. La conoscenza è la via maestra del cambiamento: una cosa è trovare informazioni, un'altra è cercare informazioni. I problemi si affrontano e le persone si incontrano, non viceversa”.

Cosa manca ai nostri giovani?

“Sono la più grave povertà del Paese. Il Rapporto Censis parla di un'Italia impoverita, impaurita e disgregata con 2 milioni di giovani senza lavoro. Importante investire e dare loro punti di riferimento. L'oratorio mi ha aiutato a capire da che parte stare. Don Tonino Bello diceva: 'Non mi interessa sapere chi sia Dio, mi basta sapere da che parte stare'. Dobbiamo riconoscere Dio nella storia delle persone che fanno fatica. La Chiesa fa quello che può con pochi sacerdoti, quindi va valorizzato il volontariato. Sono una piccola cosa, ma sono testimone che con concretezza il noi vince”.

Impossibile non affrontare il capitolo migranti.

“I problemi del Paese sono illegalità, corruzione e futuro dei giovani. L'immigrazione è un capitolo complesso che la politica deve affrontare con lungimiranza. Ci sono delle contraddizioni e l'Europa ha una gran vergogna di cui dovrà rendere conto. Ha sovvenzionato muri dimenticandosi della sua storia fatta di colonialismo. Ho provato a spiegare alla gente questo problema con un libro in uscita in questi giorni dal titolo “Lettera a un razzista del terzo millennio”. Una pubblicazione che analizza questo senso di insicurezza e paura. In realtà, i dati ci dicono che la criminalità è diminuita. Nessuno ha la ricetta in tasca, però non possiamo trattare questi migranti come pacchi postali lasciandoli alla loro disperazione. I migranti sono lottatori di speranza che hanno attraversato deserto e mare alla ricerca della terra promessa. C'è un'emorragia di umanità e memoria. Il mondo deve fare meno guerre dando loro dignità e futuro sul territorio dove sono nati: si sta compiendo un nuovo olocausto perché ogni giorno muoiono donne, uomini e bambini. Accogliere gli altri significa accogliere anche noi stessi. Gli altri sono il termometro della nostra umanità”.

Cosa direbbe al Ministro Salvini se fosse seduto a questo tavolo?

“Non ne faccio un discorso di persone. Salvini è un uomo con grandi capacità politiche. Un animale politico, scaltro e intelligente che non guarda in faccia nessuno. Non rientra nella mia idea politica basata sulla frase di Papa Paolo VI: la politica è la più alta ed esigente forma di carità. Siamo chiamati tutti ad assumerci la nostra parte di responsabilità divenendo cittadini più responsabili e puntando sulla conversione ecologica. Le leggi devono tutelare i diritti e non il potere”.

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