L’orso M49 è braccato dai Forestali, dopo la fuga dal Casteller

E' ancora in fuga nei boschi della Marzola, tra Trento e la Valsugana, l'orso M49, catturato nella notte di domenica 14 luglio e scappato all'alba del 15 luglio dopo aver superato le barriere di contenimento della struttura in cui era stato liberato, presso l'area faunistica in località Casteller, sulla collina ad Est di Trento.

Inafferrabile (almeno per ora), M49 è braccato dalle squadre di forestali provinciali mandati sulle sue tracce. Salvo due fugaci apparizioni “catturate” dallo scatto delle fototrappole, l'orso resta invisibile. Ma in quanto a visibilità mediatica ha invece surclassato la sua omonima M49, che pure è una delle galassie più appariscenti fra quelle visibili nella costellazione della Vergine – basta un binocolo 10×50 se le condizioni atmosferiche sono buone -, ed è già una stella luminosa nel firmamento dei social.

M49, considerato responsabile di numerosi danneggiamenti al patrimonio zootecnico e di tre tentativi di intrusione in stalle della val Rendena, era stato colpito da un'ordinanza di cattura firmata dal Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, nonostante la contrarietà del Ministero dell'Ambiente. Tra Trento e Roma si era innescato un braccio di ferro, che aveva coinvolto e mobilitato le associazioni ambientaliste e animaliste.

Catturato grazie a una trappola a tubo in val San Valentino, nella zona di Porte di Rendena, la valle dove aveva compiuto la maggior parte delle sue scorribande alla ricerca di cibo, senza peraltro mai avvicinarsi all'uomo, è stato portato senza sedazione (“non se ne è ravvisata la necessità”, la spiegazione della Provincia) fino a Trento. Rinchiuso nel recinto eretto nel 2007 al Casteller per il contenimento (l'unica ospite attualmente è l'orsa KJ3), è riuscito a scappare superando le barriere elettrificate, attraversate da corrente elettrica ad alto voltaggio (dai 6000 ai 3000 Volt), ma a basso amperaggio, come prescrive la legge, per non arrecare danno agli animali.

Lunedì mattina, nella conferenza stampa iniziata presso la sede della Provincia in piazza Dante e conclusasi con un sopralluogo al Casteller, il Presidente della giunta provinciale, Maurizio Fugatti, ha difeso la scelta di catturare l'animale. “Se si avvicinerà a zone abitate, i forestali hanno l'autorizzazione ad abbatterlo”, ha detto. “Il fatto che sia riuscito a scavalcare una recinzione elettrificata con sette fili a quel voltaggio, certificata dal ministero e da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ndr), dimostra il fatto come queste esemplare fosse pericoloso e ci fosse un problema di sicurezza pubblica tale da giustificare l'ordinanza di cattura”. Immediata la replica del ministro dell'Ambiente, Costa: “La fuga di M49 dall’area attrezzata per ospitarlo non può giustificare un intervento che ne provochi la morte. Nessuna istruttoria fin qui elaborata dagli uffici, in collaborazione con Ispra, ha mai valutato il tema dell’uccisione dell’orso. Le inefficienze mostrate nella cattura, che non mi vedono e mai mi hanno visto concorde, reclamano professionalità e attenzione massima. Cosa che invece fin qui non è stata mostrata”. Parole che hanno spinto Fugatti a dettare una piccata risposta: ““Abbiamo sempre rispettato, nei nostri interventi, i protocolli di Ispra e siamo pronti a collaborare con l’Istituto anche nella situazione che si è venuta a creare con la fuga di M49. Peraltro, il recinto dove l'orso è stato rinchiuso è stato realizzato con il finanziamento del Ministero dell'Ambiente, previa valutazione tecnica di Ispra, autorizzato dalla commissione Cites, che detiene orsi senza problema alcuno da 12 anni”.

Il ministro ha inviato una squadra di tecnici dell'Ispra per fare chiarezza, insieme ai tecnici della Provincia autonoma di Trento, sulla fuga di M49. La loro ispezione si è svolta martedì 16 mattina. Ma già lunedì pomeriggio era tornato a esaminare il recinto al Casteller il dirigente del Dipartimento Agricoltura, foreste e difesa del suolo, nonché capo del Corpo forestale provinciale, Romano Masè, accompagnato dall'avvocato Niccolò Pedrazzoli, dirigente dell'Avvocatura provinciale. L'ennesimo, accurato sopralluogo lungo il perimetro del recinto, per cercare di capire come sia stato possibile per M49 superare le barriere attraversate dalla corrente elettrica e scavalcare la recinzione esterna in rete di acciaio: alta 4 metri e, alla sommità, ripiegata all'interno, non evidenzia danni che balzino all'occhio. Masè indica all'avvocato Pedrazzoli quelli che sembrano i segni di uno scavo recente, vicino al cemento dove è conficcato il recinto metallico. Lungo la barriera metallica che separa le due aree del recinto un filo metallico tocca il terreno. Si sente un rumore ripetuto ritmicamente, come uno schiocco. Realizzato nel 2007 dalla ditta Ghislandi&Ghislandi di Covo di Bergamo, che vanta un'esperienza più che ventennale e distribuisce in Italia i prodotti della neozelandese Gallagher, l'azienda leader mondiale nelle recinzioni elettriche, non è bastato a contenere il desiderio di libertà di M49. E qualcuno ricorda che nel 2016 l'orso Joze si era introdotto nel recinto del centro faunistico di Spormaggiore, che ospitava due orse, e se ne era poi allontanato.

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