L’Orchestra Haydn accompagna Charlot

Una scena da “Il monello” di Charlie Chaplin, interpretato dal piccolo Jackie Coogan

Non che Charlie Chaplin avesse una particolare conoscenza in campo musicale, non sapeva infatti né leggere né scrivere le sette note. Piuttosto, sottolineano i critici, “aveva un grande talento”, innato e, soprattutto, “lavorava a stretto contatto con arrangiatori professionisti per trasformare le idee che gli passavano per la testa in spartiti completi”. Suggestioni sulla scorta delle quali componeva le colonne sonore dei suoi film muti che a volte accompagnava dal vivo sedendosi al pianoforte. Ma non fu così per “The Kid” (Il monello), il suo primo lungometraggio, datato 1921, per il quale usò brani altrui di musica classica e contemporanea. Una scelta dettata, probabilmente, anche dal difficile momento personale che stava vivendo il regista e attore inglese, immortale per Charlot, il mimo, la maschera, il poveraccio, il vagabondo dall’andatura caracollante unica, sempre con bombetta in testa e bastone in mano.

Il matrimonio con l’attrice Mildred Harris stava naufragando. Non era mai stato un connubio felice, annotano i biografi. E la morte del primo figlio, poco prima dell’inizio delle riprese, non aiutò. Tanto che “Il monello” rischiò di non andare in sala. Nel corso della causa di divorzio si paventò, infatti, la possibilità che la pellicola venisse sequestrata insieme ad altri beni e Chaplin, a scanso di equivoci, vagabondò tra alberghi e studi tecnici, in incognito, per finire di montare il film all’Hotel Utah di Salt Lake City. C’è anche chi racconta che una copia del film venne data ad un collaboratore che la infilò dentro alcuni barattoli del caffè, divisa in rulli da 60 metri e imballata in dodici casse. Pure il fratello Sydney fu coinvolto, custode dei negativi.

Solo cinquant’anni dopo, nel 1971, il regista mise mano alla colonna sonora che, per quanto adattata nel corso del tempo, è quella che il compositore statunitense Timothy Brock, riarrangiandola nel 2016, dirigerà per l’Orchestra Haydn martedì 25 febbraio all’Auditorium di Bolzano (ore 20) e mercoledì 26 e giovedì 27 febbraio all’Auditorium di Trento (ore 20.30), mentre le sequenze de “Il monello” scorreranno sullo schermo. Una proposta che segue altre dello stesso genere. Lo scorso anno toccò a “Luci della città”.

“Il monello”, che rimane nella storia del cinema insieme ad altre pellicole di Chaplin, ad esempio, “Tempi moderni” e “Il dittatore”, esordì alla Carnegie Hall di New York il 21 gennaio 1921. Fece piangere e ridere, come recitava la didascalia iniziale. Al Kinema Theater di Los Angeles rimase in cartellone per mesi con quattro proiezioni al giorno. In Italia arrivò nel 1923. Non poteva non toccare il cuore (anche adesso) quel neonato abbandonato tra i rifiuti da una madre single, disperata e povera. Raccolto da Charlot, accudito come un figlio, per quanto inizialmente volesse sbarazzarsene non sapendo che fare, insieme in quel misero sottotetto dove abitavano. Complici i due, col passare del tempo. Perché la coppia si era data compiti ben precisi per sfangarla, per mettere insieme il pranzo con la cena.

Il monello, interpretato da Jackie Coogan, nome di spicco del vaudeville dell’epoca, rompeva i vetri delle case. Interveniva poi il padre putativo, vetraio provetto, a sistemare le finestre. Sequenze immortali. Comprese quelle del poliziotto di quartiere, l’attore caratterista Tom Wilson, che scopre la truffa, ma pure Charlot che fa il cascamorto con sua moglie dopo avergli rimesso in ordine la finestra. Fino al finale, aperto, con la madre del monello, interpretata da Edna Purviance (primadonna della troupe di Chaplin) che, diventata una stella del teatro, dedita alla beneficenza, per un insieme di casualità ritrova e accoglie in casa il figlio abbandonato.

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