A Trento giovedì 20 marzo la presentazione di “Colonne di storia. Giornali e giornalisti in Trentino, Alto Adige e Sudtirol”

Terminata la Seconda guerra mondiale, l’occupazione dell’Alto Adige/Sudtirol, come del Trentino, da parte dei tedeschi , nelle cantine del Seminario minore di Bressanone vennero trovati quintali di carta, a quei tempi merce rarissima e preziosa e le rotative poterono nuovamente mettersi in moto. “Sfornando” sia il “Dolomiten”, il giornale in lingua tedesca, che l’”Alto Adige”, in italiano, espressione del Cln, il Comitato di liberazione nazionale, che, di lì a non molto, avrebbe aperto redazioni anche in Trentino, a Trento, Rovereto e Riva del Garda. Quella carta che durante il conflitto mancò e impedì di stampare Vita Trentina (il primo numero era uscito il 26 dicembre 1926), che da novembre 1944 sparì dalle edicole per tornarvi a luglio del 1945. Passando anche, il settimanale diocesano, da un incursione in sede delle squadracce fasciste, che la devastarono, nel 1931 e dall’allontanamento da parte del regime dello storico direttore don Giulio Delugan che ritornerà al suo posto nel dopoguerra.

E ancora, un altro episodio, questa volta del secolo precedente, per introdurre “Colonne di storia. Giornali e giornalisti in Trentino, Alto Adige e Sudtirol” del giornalista Maurizio Ferrandi (Edizioni Alphabeta Verlag) che racconta, in poco più di 200 pagine, nascita, vita e in diversi casi chiusura dei giornali in regione tra la metà dell’Ottocento e i giorni nostri. Il volume sarà presentato a Trento giovedì 20 marzo, alle ore 17,30, alla libreria Ancora di via Santa Croce dall’autore e dal giornalista Alberto Folgheraiter.

Quando, il 10 novembre 1861, la “Bozner Zeitung” dedica due delle sue sei pagine all’inaugurazione dell’illuminazione pubblica a Bolzano non manca di stigmatizzare la decisione delle autorità religiose di lasciare al buio il campanile del Duomo. Rappresentazione dello scontro al vetriolo tra laici e cattolici. “Colonne di storia” fa capire che la storia dei “fogli” in Trentino Alto Adige/Sudtirol è strettamente legata a quella di un territorio mistilingue e plurietnico, va di pari passo, ne riflette tensioni, strappi, conflitti, riconciliazioni. Fin da quando, è un esempio, “Il Popolo” del socialista Cesare Battisti incrociava le penne con “Il Trentino” del popolare Alcide Degasperi futuro presidente del consiglio democristiano.

Il saggio non manca di dedicare capitoli specifici, biografici, ad alcuni giornalisti che hanno “segnato” il correre della carta stampata in regione, dal canonico Michael Gamperdominus della stampa sudtirolese targata Athesia, a Gianni Faustini, direttore, in anni diversi, sia de “L’Adige” che dell’”Alto Adige” (peraltro seguito dal figlio Alberto), a Piero Agostini, espressione laica e progressista in un territorio a prevalente impronta cattolica, fino al commerciante di vini trentino Servilio Cavazzani, padre-padrone dell’”Alto Adige”, il foglio rappresentativo della comunità italiana da Salorno al Brennero, in perenne scontro con il “Dolomiten”. Di particolare interesse, l’esperienza, a Bolzano, de “Il Giorno” di Enrico Mattei, fondatore dell’Eni, che, nei primi anni Settanta, ebbe la prospettiva di accompagnare il cammino, pacificandolo, perlomeno questa era l’intenzione, verso il Secondo Statuto. Il volume arriva ai giorni nostri, all’apertura, nel novembre 2003, dei dorsi del “Corriere della Sera” a Bolzano e Trento fino al “quasi monopolio”, scrive Ferrandi, della famiglia Ebner, proprietaria del “Dolomiten”, che ha comprato quasi tutto, chiudendo (il “Trentino” nel 2021, l’esempio più eclatante) e aprendo giornali, e non solo, anche in provincia di Trento. Contando sul fatto che i tetti di concentrazione previsti a livello nazionale non ci sono in quello locale. Una falla non da poco, per non dire altro.

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