Per la giuria, il miglior film tra i 13 in concorso alla 38esima edizione del Bolzano Film Festival è “Wind, talk to me” del regista serbo Stefan Djordjevic. La “pellicola” racconta del ritorno a casa di Stefan per festeggiare il compleanno della nonna. Per il protagonista è l’inizio di un viaggio introspettivo. Secondo la giuria “è un diario intimo, un album di famiglia, un racconto collettivo, un poema lirico sulla natura in cui ogni presenza (umana, animale, vegetale), si scioglie e si ricongiunge”.
Tra gli altri premi, quello della sezione “Local heroes”, con 16 tra lungometraggi, mediometraggi e corti che arrivano dall’Euregio, tra Tirolo, Alto Adige e Trentino, è andato a “Woruber man nicht sprechen kann, daruber muss man reden” del sudtirolese Karl Prossliner. Storie di uomini e donne alle prese con le difficoltà di ogni giorno, tra un lavoro alla catena di montaggio che dura da una vita, i soldi che mancano, permessi di soggiorno temporanei e doppio lavoro per arrivare alla fine del mese.
“Moving mountains” di Andrea Costa, origini milanesi ma ormai bolzanino d’adozione, è invece il miglior cortometraggio tra quelli dell’Euregio. Il documentario è ambientato in val Sarentino dove Rita, che ha 7 figli, accoglie Moussa che arriva dalla Guinea. Lo ospita e lo fa lavorare nel suo maso per alcuni anni. Nasce un’amicizia che dura tuttora che Moussa vive e lavora in paese. La giuria ha motivato il premio “per aver saputo raccontare con originalità un esempio di superamento delle barriere culturali e diffidenze tra due realtà così distanti in un’ottica di accoglienza, tolleranza e libertà”.