Di fronte alla morte

Alla fine sarà la misericordia a trionfare

Di fronte alla morte ci troviamo sempre impreparati e interdetti. Chi considera l’essere umano come un semplice “prodotto” dell’evoluzione naturale, come un animale tra gli animali, non sa spiegarsi bene il perché l’uomo sia giunto ad essere cosciente e consapevole della propria fine. Sembra essere questo una sorta di scherzo della natura, una strana eccezione che rende l’uomo legato strenuamente alla vita e nello stesso tempo certo di dover morire. Da qui nascono l’angoscia ma anche il desiderio di lasciare qualcosa di duraturo su questa terra. I tentativi di rimuovere il timore della morte, rinnovati di epoca in epoca, non sono mai riusciti pienamente nel loro intento, moltiplicando invece gli atteggiamenti scaramantici e le effimere distrazioni. Il feticcio, l’ombra, lo spettro della morte incombono.

Per i credenti, dopo l’ultimo respiro, giunge il supremo momento dell’incontro con Dio. Rispetto alla visione precedente, quella naturalistica, dovrebbe cambiare tutto: la morte non è più la fine, ma un passaggio misterioso, una trasformazione per raggiungere una nuova pienezza di vita. Tuttavia in fondo permane l’oscurità, perché nessuno possiede una risposta definitiva.

Ciò che potrebbe accomunare tutti è il bisogno di arrivare pronti alla morte, avendo compiuto in vita almeno una parte del proprio “destino”, della propria “missione” o, per usare un termine religioso, della propria “vocazione”. Quando la fine sembra avvicinarsi o si avvicina per davvero, quando il tempo gocciola fin quasi ad esaurirsi, pare che tutto sfugga dalle dita, che il mondo abbia ancora la necessità della tua presenza, che assolutamente tu debba fare ancora qualcosa, finire quel lavoro, scrivere quella lettera, salutare quell’amico. Non c’è però il tempo. In realtà non avremmo mai il tempo, perché desideriamo sempre, perché abbiamo l’istinto di voler vivere all’infinito.

Eppure fin da giovani, fin da quando si è in forze, bisognerebbe pensare alla morte e agire di conseguenza, facendo subito quello che si deve fare. Ma come si saprà mai davvero ciò che bisogna fare? Ciò che bisogna lasciare. Qualcuno trova faticosamente la risposta che è unica per ciascuno. Altri rimarranno per sempre nel dubbio. In mezzo ci siamo tutti, incerti viandanti dalle incerte orme. Prima di lasciare questo mondo, vogliamo lasciare qualcosa a questo mondo. Rispondeva il poeta Foscolo: occorre lasciare una “eredità di affetti”. Alla fine contano soltanto i sentimenti. Ciò che si è dato alle persone care. Ciò che si è fatto per gli altri. Anche questo si perderà ovviamente. Basteranno poche generazioni per dimenticarselo. Dio però se lo ricorderà.

Qualcuno sente ulteriormente di dover lasciare al mondo, con umiltà e semplicità, la testimonianza di ciò che gli sembra di aver capito nella vita. A livello personale sono convinto che, al fondo di ogni cosa, ci sta la misericordia di Dio. Noi non abbiamo compreso ancora questa misericordia. Neppure la Chiesa ne è ancora capace. Cristo ci ha rivelato la suprema misericordia di Dio, quella che non c’entra nulla con la giustizia, con la logica (anche buona) del mondo, con la necessità di pentimento, con la condotta morale. Dio salva gratuitamente, il cristianesimo è l’annuncio della salvezza gratis.

Se è vero questo, allora anche noi dobbiamo essere misericordiosi gratuitamente. Prima di tutto con le nostre debolezze e le nostre angosce. Poi con quelle degli altri, sapendo che soltanto curvandoci premurosamente sulle sofferenze altrui possiamo lenire almeno un poco le nostre. Avere poi misericordia per questa esistenza così incomprensibile. Avere misericordia per Dio, cioè amarlo come possiamo, cercando di avere compassione anche per il Suo dolore.

Alla fine sarà la misericordia a trionfare, perché essa coinciderà con Dio stesso, abbracciando insieme ogni cosa. Niente inferno allora, lacrime asciugate, soltanto cielo. E di questa pienezza futura si può imparare a cogliere qualche barlume anche ora, contemplando la natura, volendo bene a tutte le creature, cercando l’armonia della bellezza, amando chi ci sta accanto. Questo davvero riempie la vita e non fa più temere la morte.

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